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Noduli tiroidei, nuova classificazione italiana 6° Corso internazionale di patologia della tiroide
27/11/2007 11:43
La nuova classificazione italiana delle lesioni tiroidee sarà presentata per la prima volta all'Università Cattolica di Roma mercoledì 28 e giovedì 29 novembre 2007, in occasione del corso del 6° Corso teorico-pratico di Patologia e citopatologia tiroidea. http://www.patologiatiroidea.it/homepage
Elaborata dai maggiori esperti italiani, e adottata a Firenze il 12 settembre scorso sotto l'egida della Società Scientifica di Anatomia Patologica, SIAPEC-IAP, la classificazione sta per essere inserita nel documento, di prossima pubblicazione, che conterrà le Linee guida nazionali per la gestione clinica dei pazienti con noduli tiroidei.
“La classificazione delle lesioni tiroidee è necessaria per orientare la scelta tra un approccio terapeutico di tipo medico, cioè con terapia farmacologia e perciò non invasiva, oppure di tipo chirurgico con l'asportazione della lesione; a tal fine abbiamo individuato differenti categorie diagnostiche, ognuna delle quali caratterizzata da una differente appropriata terapia”, spiega Guido Fadda, professore aggregato e ricercatore dell'Istituto di Anatomia patologica dell'Università Cattolica di Roma e coordinatore scientifico del corso.
Cinque sono le categorie diagnostiche individuate; si chiameranno TIR con una graduazione da 1 a 5 a seconda della gravità della lesione (da TIR 1 - materiale non diagnostico - a TIR 5 - neoplasia maligna). Giunto alla sesta edizione, il Corso internazionale, promosso dall'Istituto di Anatomia e Istologia Patologica (direttore il prof. Arnaldo Capelli) della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica di Roma, è un appuntamento ormai atteso dagli specialisti del settore. Si svolge in due giornate, durante le quali alcuni tra i maggiori esperti mondiali di patologia tiroidea prenderanno in esame, in particolare, le alterazioni indotte nella tiroide dall'incidente nucleare di Chernobyl e quelle indotte da radioterapia.
Alle giornate di studio interverranno tra gli altri: Virginia LiVolsi, professore di Anatomia patologica all'Università di Pennsylvania (Philadelphia, USA), componente del Comitato internazionale per lo Studio dei Tumori tiroidei insorti dopo l'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, e Tetyana Bogdanova, membro dello stesso Comitato e professore di Anatomia patologica presso l'Accademia delle Scienze di Kiev, tra i primi studiosi al mondo a descrivere e approfondire le indagini sui tumori infantili post-Chernobyl.
“L'agoaspirato con ago sottile è l'unico strumento diagnostico per stabilire la natura dei noduli tiroidei”, prosegue Fadda. “Nella ghiandola tiroidea si possono sviluppare delle lesioni in seguito a irradiazione effettuata a scopo terapeutico o dovuta a cause accidentali; e le lesioni tiroidee possono presentarsi anche molti anni dopo l'avvenuta esposizione alle radiazioni”. L'incidenza della patologia tiroidea da radiazioni ha subito un forte incremento a seguito dei tragici avvenimenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, ma è stato l'incidente nucleare di Chernobyl del 1986 a far balzare agli onori della cronaca i tumori tiroidei indotti da radiazioni ionizzanti. Tra le cause di irradiazione tiroidea a scopo terapeutico va menzionata la radioterapia che negli anni '60 veniva effettuata per banali patologie quali le tonsilliti croniche, l'acne e l'iperplasia timica infantile. Più recentemente sono state descritte lesioni tiroidee in seguito a radioterapia del collo o del mediastino per la terapia di linfomi e leucemie infantili. Una delle conseguenze più temibili delle radiazioni sulla tiroide è il carcinoma, che può presentarsi anche molti anni dopo l'avvenuta esposizione . Sono stati descritti carcinomi in tiroidi irradiate addirittura 40 anni prima. “Ecco perché la tiroide dei pazienti esposti alle radiazioni dovrebbe essere controllata praticamente per tutta la vita - spiega Fadda - e tutti i noduli tiroidei dovrebbero essere sottoposti ad agoaspirazione, anche utilizzando la metodica di citologia in strato sottile per la quale l'Istituto di Anatomia patologica dell'Università Cattolica di Roma è centro di riferimento nazionale, per poter cioè evidenziare alterazioni geniche indotte dalle radiazioni e asportare eventuali neoplasie maligne prima che raggiungano uno stadio avanzato ”.
Il Servizio di Istopatologia e Citodiagnosi del Gemelli (diretto dal prof. Fabio Maria Vecchio) utilizza anche la tecnica di allestimento su strato sottile in fase liquida , che consente un più facile utilizzo delle metodiche immunocitochimiche (markers di malignità nella citologia tiroidea, recettori estro-progestinici nella citologia mammaria) e molecolari.
Il Servizio definisce ogni anno le diagnosi di oltre 33.000 casi (19.443 istologici e 14.206 citologici), di cui circa 4.000 di citologia agoaspirativa (dati relativi al 2006), gestiti attraverso un moderno sistema informatico, che consente anche la consultazione in tempo reale dei precedenti esami custoditi degli archivi (oltre 820.000 dal 1971 a oggi).

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