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editoriale
L'occasione Pakistan
di Rosario Amico Roxas
Era nel bilancio preventivo la morte di Benazir Bhutto; ma non per motivi politici, non perchè ha voluto fortemente spingere il processo di democratizzazione del suo paese, ma per la visibilità che aveva acquistato con il suo rientro dall'esilio.
La visibilità mondiale e i riconoscimenti interni, l'hanno proiettata nel novero delle possibili vittime da dare in pasto ai media del pianeta.
La prima mossa americana è stata quella di dichiarare un imminente pericolo per la sicurezza interna degli USA; questa dichiarazione la dice molto lunga, perchè tende a preparare l'opinione pubblica a scelte che appariranno obbligate, quando, invece, sono state programmate da tempo, in attesa della motivazione scatenante.
Gli USA hanno sempre avuto questo genere di politica interventista; non si sono mai mossi senza un motivo scatenante in grado di atterrire le fasce satolle della popolazione, preoccupate di perdere il tanto agognato benessere...tanto poi per le missioni aggressive partono i "volontari" rastrellati tra gli emigranti irregolari ai quali viene imposta la ferma militare in cambio (per i superstiti) del tanto agognato permesso di soggiorno. La guerra è sempre stata il miglior business americano.
L'indice viene puntato contro Al Quaeda, alternativamente ai talebani; dietro le quinte spunta l'ombra di Bin Laden, di Al Zawairi, del mullah Omar e del terrorismo islamico.
Il motivo scatenante c'è, la carica emotiva che porta il popolo americano ad auspicare e condividere l'intervento armato è scattata, la trappola internazionale è pronta e giustificata dal possesso incontrollato e incontrollabile di armamenti atomici.
Una realtà realmente democratica in Pakistan avrebbe stabilizzato la politica interna, rendendo, agli occhi del mondo, più difficile un intervento militare per il controllo del territorio.
E' appunto il controllo del territorio pakistano l'orizzonte politico che andrà perseguito; dal Pakistan si può controllare e minacciare l'Iran a N/Ovest e l'India (nuova potenza economica in quel teatro martoriato) a Est . Le responsabilità di una tale escalation verranno tutte rivolte al solito introvabile Bin Laden, responsabile di tutto dall'11 settembre in poi, purtroppo in grado di beffarsi della più potente agenzia di intelligence del mondo.
La fase operativa è così scattata; minacce di guerra civile tra opposte fazioni, che ignorano financo perchè sono opposte; controllo degli armamenti nucleari; nuovo ordine in quel teatro, lontanissimo da trattative diplomatiche, con privilegio di intervento armato.
Il Mediterraneo avrà un ruolo importantissimo, sia per ospitare la VI° flotta che per utilizzare basi di lancio, con l'Italia in mezzo e Berlusconi che si arrampica sugli specchi per ritornare a galla e gestire questa nuova emergenza...già la precedente ha fruttato bene.
Venerdì, 28 dicembre 2007
Rosario Amico Roxas ( raroxas@tele2.it )
Le incognite del dopo-Bhutto
Chi guiderà l'opposizione pachistana?
Cosa faranno gli Stati Uniti?
Mentre i pachistani seppelliscono la Bhutto e sfogano la loro rabbia per le strade del Paese (trentadue morti finora), ci si interroga su cosa succederà ora. Il governo ha confermato le elezioni dell'8 gennaio. Ma Nawaz Sharif ha ribadito che le boicotterà e il partito orfano della Bhutto è in cerca del suo successore. Aitzaz Ahsan, leader del potente movimento degli avvocati, sarebbe l'unico in grado di convogliare nelle urne la rabbia antigovernativa del popolo pachistano. Intanto gli Usa si interrogano se continuare a sostenere Musharraf o puntare sul generale Kiyani, l'uomo di Negroponte
• La diretta sugli scontri in Pakistan
La fine della speranza
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Benazir, la Rabbia e il cordoglio |
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Pakistan, la vittoria dell'Isi |
EMERGENZA PAKISTAN
Bhutto: smascherate le bugie delle autorità
di Oliviero Bergamini
Alla fine il Ministero il portavoce dell'Interno pakistano ha dovuto capitolare. In un'intervista ha ammesso che la versione ufficiale sulla morte di Benazir Bhutto era stata “non corretta”. Ovvero, che il governo aveva mentito, sostenendo per giorni che la leader dell'opposizione era morta per aver urtato violentemente la testa contro una maniglia dell'auto blindata che la trasportava e non perché raggiunta dai colpi di pistola di un killer che la polizia non aveva saputo o voluto fermare.
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Intervista a Ahmed Rasheed - di Duilio Giammaria
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Bhutto e Kennedy, due delitti fotocopia - di Antonio Di Bella
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Il 2008 si apre all' insegna dei grandi massacri - di Flavio Fusi
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Benazir Bhutto: una vita per il Pakistan - di Tiziana Ferrario
New questions on Bhutto death 2:28New questions arise about the cause of death of Pakistan's Benazir Bhutto.CNN's Zain Verjee reports. |
Video shows Bhutto attack 0:54New amateur video shows attack on Benazir Bhutto. |
Osama bin Laden è stato ammazzato.
14-1-08
di Giulietto Chiesa
*Dovrei mettere il punto interrogativo, per prudenza. Io non l'ho visto, non ho le prove. Ma chi lo dice è stata ammazzata e non era l'ultima arrivata sulla scena pachistana. E la sua morte, molto recente, mi pare come una conferma indiretta della validità della sua rivelazione. Per questo non metto il punto interrogativo. Lo mettano i maestri del giornalismo - italiano e mondiale - che hanno taciuto, insieme alle mille verità dell'11 settembre, anche questa notizia. Per oltre due mesi. Esattamente per due mesi e 11 giorni. Perchè questa notizia, con la "N" maiuscola, risale al 2 novembre 2007.
L'autrice si chiamava Benazir Bhutto. Il luogo della rivelazione il programma in lingua inglese di Al Jazeera "Over the World" condotto da David Frost, che appunto commenta con Benazir l'attentato dell'ottobre precedente che aveva fatto 158 morti, al suo primo ritorno in patria (clicca sulla foto per vedere il video).
Benazir dice, testualmente che "the man who murdered Osama bin Laden" è Omar Sheikh. Ho controllato (e molti prima di me): le labbra dicono proprio così. Qualcuno ricorderà che Omar Sheikh è quell'agente del servizio segreto militare pakistano ISI che trasferì 100 mila dollari a Mohammed Atta il giorno prima l'attentato dell'11/9. Qui finisce la notizia e comincia lo scandalo, anzi una matrioshka infinita di scandali, uno dentro l'altro.
Il primo è sbalorditivo. Al Jazeera ha la notizia in diretta. Il suo conduttore, David Frost, uomo esperto, sembra non accorgersene. Non interrompe Benazir, non chiede chiarimenti.
Il secondo scandalo è il silenzio di tutti i media occidentali (e ovviamente italiani). Anche se Benazir Bhutto avesse detto il falso la sua dichiarazione sarebbe stata una bomba atomica nel panorama mondiale.
Se non altro per essere smentita. Invece nulla. Silenzio. Non se ne sono accorti? Guardo sul contatore di You Tube, questa sera, 13 gennaio 2008, e vedo che 292.364 persone hanno visto quel video. Tutti meno i direttori di tutti i giornali e di tutte le tv dell'occidente. Altre decine di file tv, su You Tube, su Wikipedia, altrove, analizzano, commentano, da due mesi, e nessuno scrive una riga, nessuno dei media del "mainstream" dedica una riga, un 'immagine all'esplosione di interrogativi contenuta in quelle parole.
"L'Economist", illustre paravento quant'altri mai, ha appena dedicato una copertina del suo penultimo numero al Pakistan, definendolo "il luogo più pericoloso del mondo", ma non ha dedicato nemmeno una mezza riga a questa notizia.
E noi siamo tutti impegnati nella lotta mondiale contro il terrorismo, ma nessun governo, nemmeno il governo americano, nemmeno la Cia, nemmeno l'Fbi, si accorgono che colui che ci hanno additato come capo del terrorismo mondiale è stato ammazzato, o potrebbe essere stato ammazzato. Il presidente George Bush continua a ripetere le sue giaculatorie sul terrorismo e le sue minacce all'Iran e nessuno gli ha detto niente. Nemmeno quel dio sulla spalla del quale, quando è di cattivo umore, piange la mattina, dopo averlo pregato di scendere a fargli compagnia.
Non chiedono nemmeno di sapere quando, eventualmente, sarebbe stato ammazzato. Forse perchè qualcuno teme di avere mandato in onda una sua dichiarazione in video post mortem senza saperlo. Chissà se adesso Umberto Eco andrà a rivedere i suoi commenti sulla mancanza della "gola profonda" per l'11 settembre. Certo la povera Benazir Bhutto non era, finchè fu viva, una gola profonda. Lei non c'entrava con l'11 settembre.
Ma adesso a me risulta più chiaro perchè l'hanno ammazzata. Sapeva troppe cose e una di queste l'ha detta. Ed è bastata.
Il resto ci riguarda. Come possiamo tollerare ancora di essere costretti a lasciare nelle mani di bugiardi e cialtroni l'informazione nel nostro paese?
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