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SERATA 8/10/2005 AFRICA: LETTURE
Letture scelte ed intepretate da Arianna Carena
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L'europeo di passaggio in Africa di solito ne vede solo una parte, ossia l'involucro esterno, spesso il meno interessante e forse anche il meno importante. Il suo sguardo scivola sulla superficie senza penetrare oltre, quasi incredulo che dietro ad ogni cosa possa nascondersi un segreto. Ma la cultura europea non ci ha preparato a queste discese nel profondo alle fonti di mondi e culture diversi dai nostri. Il dramma delle culture è consistito nel passato nel fatto che i loro primi contatti reciproci, sono stati quasi sempre appannaggio di gente della peggior risma: predoni, soldataglie, avventurieri, criminali e via dicendo.
Talvolta ma di rado capitava anche gente diversa come missionari in gamba, studiosi appassionati e viaggiatori….
Kapuscinski, Ebano.
Intorno a noi s'apriva un paesaggio unico. A sud, fino al Kilimangiaro, le vaste pianure della grande zona di caccia; a Ovest e a nord la falda delle colline che parevano un parco, con dietro le foreste; più in là, fino al monte Kenia, la terra tutta ondulata della riserva Kikuyu, un mosaico di piccoli campi di mais, quadrati, boschetti di banani e terre da pascolo, con qua e là il fumo azzurrino di un villaggio indigeno, tutto cocuzzoli come un grappolo di tane da talpa. Verso ovest, invece, si estendeva il paesaggio arido, lunare, della bassa africana. Il deserto brunastro, e punteggiato qua e là, senza regole, dalle piccole chiazze degli spineti, fumi serpeggianti si compongono in silenzio con sentieri verdecupo, tutti torti; sono i boschi di acacia, dagli alberi vigorosi coi larghi ombrelli e le spine come spade; qui cresce il cactus e qui sono di casa la giraffa e il rinoceronte. Anche sulle colline il paesaggio è paurosamente grande, pittoresco e misterioso; sempre diverso con le lunghe vallate, gli sterpeti, i pendii verdeggianti, i burroni fra le rocce. In alto, sotto una delle vette, si trova persino un boschetto di bambù. Ci sono sorgenti e pozze; io mi ci accampavo vicino.
Blixen, La mia Africa
Ma il tono, lo standard, il clima fu conferito da un'internazionale marmaglia di cialtroni…
Kapuscinski, Ebano.
ESEMPIO FASCIODA LO SPAZIO EUROPEO
Il complesso di fescioda: due parole sull'argomento.
Quando nel xix secolo gli stati europei si spartivano l'africa, sia a Londra che a Parigi vigeva la strampalata fissazione che i loro possedimenti nel continente dovessero essere posti in linea retta, formando una continuità territoriale. Londra voleva una linea da nord a sud, dal cairo a cape town, e Parigi da ovest a est, cioè da Dakar a Gibuti. Se ora prendiamo una carta dell'africa e vi tracciamo due rette particolari, esse si incroceranno nel Sudan meridionale, dove, sul Nilo, giace il piccolo villaggio di Fasciola. Vigeva a quel tempo in Europa la convinzione che chi avesse posseduto Fasciola avrebbe realizzato l'ideale espansionistico di un colonialismo lungo una linea continua. Tra Londra e Parigi cominciò una gara. I due paesi inviarono verso Fascioda le proprie spedizioni militari. Per primi arrivarono i francesi. Il 16 luglio 1898 giunse a Fascioda e vi piantò la bandiera francese il capitano Marchard. Parigi impazzì di gioia, i francesi non stavano nella pelle dall'orgoglio.
Due mesi più tardi arrivarono anche gli inglesi e il capo della spedizione , lord Kitchener, dovette constatare con stupore che Fascioda era già occupata. Fece finta di niente e vi piantò a sua volta la bandiera inglese. Londra impazzisce di gioia, gli inglesi non stanno nella pelle dall'orgoglio. Entrambe i paesi vivono in uno stato di febbrile euforia nazionalista. Da principio nessuna delle due parti vuole cedere. Molti indizi facevano supporre che la prima guerra mondiale sarebbe cominciata gia allora nel 1898, per Fascioda..
Kapuscinski, Ebano.
LO SPAZIO AFRICANO
Gli europei, abituati a vivere nello stesso posto per anni, a volte per generazioni, non potevano capire la completa indifferenza delle razze nomadi per il luogo dove dovevano piantare le tende
Blixen, La mia Africa
IL TEMPO
L'europeo e l'africano hanno un'idea del tempo completamente diversa, lo concepiscono e vi si rapportano in modo opposto.
Per l'europeo il tempo esiste obiettivamente, indipendentemente dall'uomo, al di fuori di esso, ed è dotato di qualità misurabili e lineari.
L'europeo si sente schiavo del tempo, ne è condizionato, è il suo suddito. Per esistere deve osservare le sue ferree e inamovibili leggi, ne subisce i rigori, le esigenze, le norme.
Tra l'uomo e il tempo esiste un conflitto insolubile che si conclude inevitabilmente con la sconfitta dell'uomo.
Gli africani, invece, intendono il tempo come una categoria flessibile, aperta, elastica.
E' l'uomo che influisce sulla forma del tempo, che addirittura può crearlo: l'esistenza del tempo, infatti, si manifesta attraverso gli eventi, e che un evento abbia luogo oppure no dipende dall'uomo.
Tradotto in pratica significa che, se ci rechiamo in un villaggio dove nel pomeriggio deve tenersi una riunione e sul luogo stabilito non troviamo nessuno, non ha senso chiedere “quando comincia la riunione?” la risposta è scontata: “quando tutti saranno presenti”
Kapuscinski, Ebano.
“Oh no” mi rispose la luna “ il tempo conta ben poco per me
Blixen, La mia Africa
LA PAURA
A volte, durante un safari, o persino alla fattoria, in un momento di grande tensione, leggevo negli sguardi degli indigeni che per loro la mia paura era incomprensibile, che fra noi c'era un abisso.
Possedevano, pensavo, questa sicurezza, perché avevano saputo tramandarsi una nozione che invece già i nostri antenati avevano perso. L'Africa, fra tutti i continenti, insegna questo: che Dio e il Diavolo sono uno, non due increati, ma un solo increato: gli indigeni non dividevano la sostanza, ma non confondevano le persone.
Blixen, La mia Africa
L'ELEFANTE
Vigilia di Natale. Parco nazionale di Mikumi. Tanzania. Tavoli apparecchiati all'aperto in una radura della macchia. Racconti, barzellette, risate.
A un certo punto mi accorsi che le tenebre impenetrabili che cominciavano subito al di là dei tavolini illuminati oscillavano e rimbombavano.
Fu un attimo. Il rumore crebbe rapidamente e dal fondo della notte emerse alle nostre spalle un elefante.
Non so se qualcuno di voi si sia mai trovato faccia a faccia con un elefante: non allo zoo o al circo, ma nella boscaglia africana, dove l'elefante è sovrano incontrastato. Alla sua vista l'uomo è pervaso da un terrore mortale. L'elefante isolato, separato dal branco è spesso una bestia infuriata, un aggressore impazzito che si avventa sui villaggi, calpesta le capanne, uccide uomini e animali.
L'elefante, immenso, girò intorno il suo occhio perforante. Impossibile capire che cosa pensasse nel suo testone possente. Restò un attimo fermo, poi cominciò a girare fra i tavoli, dove, in un silenzio mortale, la gente sedeva immobile, paralizzata dallo spavento. Nessuno faceva un gesto.
Intanto l'elefante girava osservando i tavoli imbanditi. I movimenti e il dondolio della testa indicavano che stava esitando, che non riusciva a prendere una decisione. Incrociai il suo sguardo, uno sguardo attento pesante, pervaso di profonda immota cupezza. Alla fine l'elefante ci lasciò, si allontanò e scomparve nel buio. Quando la terra smise di tremare e le tenebre tornarono ferme un tanzanese seduto accanto a me mi chiese “hai visto?” “si” risposi ancora frastornato “ un elefante”. “no” disse lui “lo spirito dell'Africa, assume sempre la forma di un elefante, perché non esiste un animale capace di vincerlo: né il leone, né il bufalo, né il serpente.
Kapuscinski, Ebano.
DISTACCHI
Non ero io ad andarmene, non avevo il potere di lasciare l'Africa, ma era l' Africa che lentamente, gravemente si ritirava da me, come il mare nella bassa marea.
Blixen, La mia Africa
PROMESSE
Io credo nella pace, forse addirittura nella pace ad ogni costo.
Coetze, Sudafrica
"Caro Zaccaria,
ti invio queste righe per spiegarti il mio comportamento … l'avrai trovato molto strano, mi dispiace, mi dispiace davvero se tu credi che io sia diventata cattiva con te e con gli altri bambini della collina.
Vi ho pensato tanto, ho parlato di voi ai miei pazienti … tanto da farli innamorare di voi, delle vostre storie, del vostro destino …. Ho conservato vivo nel cuore questa collina e la sua gente meravigliosa … per tutti questi mesi che ci hanno tenuti separati.
Ho sognato di tornare, di abbracciarvi, di potervi aiutare seppur nel mio piccolo…… invece …. Quando sono arrivata, pochi giorni fa …. Mi si è spezzato il cuore: che cosa ti hanno insegnato caro piccolo Zac ? a mendicare ? credi forse che chiedendo delle cose cambierai in meglio la tua vita ?
Stai attento, caro Zac! Non è la strada giusta!
Stai attento ai bianchi!
Stai attento a coloro che con le loro pance tronfie arrivano alla collina e si mostrano generosi regalando magliette, palloni o caramelle!
Non credere alle apparenze!
Non guardare al di là di quel muro che, ahimé, circonda l'ospedale come ad un luogo di gioia, di benessere …. È solo una delle tante illusioni che vogliono regalarvi: costa poco regalare illusioni, costa poco regalare rifiuti, costa poco lavarsi la coscienza!
I bianchi vivono di illusioni, hanno perso il valore della vita, credono di potere comprare anche il Paradiso….. ma, sbagliano!
Attento Zac, non farti imbrogliare dalle promesse!
Credi in te stesso, nella tua gente …. Lavora, studia per migliorare le condizioni di vita della tua gente, non lasciarti abbindolare dall'illusione della ricchezza, del potere …. Lasciale ai bianchi, loro, poveretti, hanno solo quello!!
Non credere che la felicità sia in queste cose!
Studia …. Studia e non bistrattare o disconoscere la cultura della tua terra ……… non pensare MAI di essere inferiore ai bianchi.
Non credere che quella dei bianchi sia la cultura dominante, che loro abbiano davvero capito come è meglio vivere!
Se continuerai a studiare diventerai un uomo colto, capace di scegliere con la tua testa e capirai come e chi ti sta imbrogliando ….. allora, e solo allora, potrai imboccare la strada della tua felicità!
Allora troverai il coraggio di lottare per te e per chi ami.
Ti faccio tanti auguri, spero che tu possa vivere una vita felice. Io non credo che tornerò più a Mivo …. Ho capito, ho visto e sentito tante cose che non mi piacciono.
Un giorno, sono sicura, le capirai anche tu e, se avrai conservato questa lettera, sorridendo trionfante ricorderai quella vecchia muganga muzungu che non ti ha voluto regalare magliette, ma solo qualche consiglio …. Ma davvero con tutto il cuore!
Luisa"
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