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Tinto Brass
 
Walter Ciusa incontra il maestro Brass, accompagnato da Caterina Varzi, futura protagonista di Zive.
Giornata di chiusura del Festival, questa volta in compagnia dell'amico psicologo- sassofonista Stefano Scippa. Arriviamo alle 15 quando stanno già sbaraccando tutto. Peccato, nelle mie intenzioni c'era l'idea di portare a casa una qualche altra intervista. Detto e fatto! Maestro Brass gironzolava in compagnia, destinazione Hotel Excelsior. Gli giro intorno e in un nano secondo devo decidere come agganciarlo.
Regola numero 1: "Non essere scontato e banale"
Regola numero 2: "Omaggiare il Maestro"- sono un suo fan-.
Attacco con Bob Guccione, produttore di Caligola e alter ego di Brass. Poi è la volta del grande Kim Arcalli, montatore che rivoluzionò il cinema italiano e anche collaboratore di Brass all'inizio degli anni 60. Inevitabile la domanda sulla qualità di questa 65 esima edizione. Inevitabile la risposta del Maestro: "C'è una deriva progressiva verso la catastrofe totale"e per il Maestro che fu anche allievo del grande Luchino Visconti- e si vede- Morte a Venezia è il vero leit motiv di critici, cineasti e addetti ai lavori che non si riconoscono con le scelte del direttore Muller. Ma c'è anche Caterina Varzi, la nuova musa di Brass, protagonista del prossimo "Ziva", il film che sarà interamente girato in un faro...
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Marco Giusti
 
"Un Festival di vecchi, con film fatti da vecchi, magari il cinema è anche diverso".....
A 20 anni qualsiasi Festival sembrava una cosa fantastica. Io mi ricordo che a 20 anni vedevo tutto, dormivo solo 3 ore. Ora è diverso, hai tutto, hai i DVD. E' diverso il cinema, i formati con cui si usufruisce della visione. Una volta si riusciva a parlare con George Cukor, Cannes è peggio, più il Festival è piccolo, più riesci a toccare Quentin Tarantino, Frank Miller, David Lynch, e quindi a innamorarti del Cinema che è l'unica vera missione del cinephile. I film in concorso sono una cosa, le retrospettive una cosa, gli eventi una cosa, i film a mezzanotte un'altra cosa. Per esempio in questo Festival la cosa più carina è il film di Jose Mojica Marins " Encarnação do Demônio", un grande horror di un autore- attore del terzo mondo, qui completamente ignorato, un super-horror che devi vedere qui. Quello che idealmente aveva inventato Ungari qui a Venezia e anche a Massenzio, fare del cinema tanti eventi (Hitchcock che non hai mai visto...)e noi ancora qui abbiamo questo modello qua....
Io ad esempio amavo John Ford, adesso il ragazzo ama l'horror, poi c'è una middle class di cinephiles diciamo alla "CIAK", che si bevono Charlize Theron, si bevono queste cose qui, però è chiaro che ci sono degli estrimismi nel cinema. Andiamo a vedere tutti quanti "Arcana", uscito solo 2 giorni nel '73, queste sono le cose che il cinephile nuovo ama. In generale c'è un cinefilo un po'più inutile, però anche il cinema è più brutto, meno forte, meno interessante. Il film come quello di Opzetek, un buon cinema medio italiano od americano, un tempo a chi sarebbe interessato. Ieri stavo intervestando Paolo Benvenuti su "Puccini", e gli ho chiesto "Secondo te c'è un legame tra il cinema western e Puccini?"E lui "Ah sì c'è quel film con Dean Martin, uno che spara...come quel film con Dean Martin, è "Un dollaro d'onore". E Benvenuti mi ha chiesto chi è il regista. Paolo, io dovrei prendere e andarmene subito, io non posso accettare che un regista non sappia chi è Howard Hawks...Una conversazione che feci con Quentin Tarantino, a Nizza adesso, su John Ford......Per Tarantino, Ford è stato sopravvalutato e il più grande regista del mondo è Sergio Leone e su questo si è aperto un dibattito...il punto è, lui è più giovane di me, avrà 7 anni di meno, credo, e questa cosa cambia completamente il modello di cinema da amare che ti ha formato. In fondo siamo quello che si vede e si ama quando abbiamo tra i 9 e gli 11 anni, il resto è secondario. Io amo film assurdi che vanno dal 66 al 68. Su questa cosa si apre il dibattito su cosa è la cinefilia adesso o che cosa era prima....
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Dante Casagrande: storia di un alcoolista
 
Dante Casagrande ci racconta la sua schiavitù dall'alcool, l'unica sostanza di cui non può fare a meno. Una volta c'erano anche le donne. Una volta. E' anche un grido disperato verso la comunità di recupero che l'ha costretto ad una vita morigerata, senza gli eccessi a cui era abituato.
Ora Dante è senza casa.
Nel prossimo episodio, Casagrande ritroverà sè stesso, o una parte di sè. Sarà una ragazza di 25 anni a risvegliargli antiche emozioni.
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Pasquale Squitieri e il ciclone Tarantino
 
Pasquale Squitieri, lucido e disponibile come sempre, dà a Walter Ciusa, qualche pillola di saggezza sullo stato del cinema in Italia.
Ne viene fuori un quadro drammatico, nonostante il tentativo di Tarantino di rinnovare l'attenzione verso il cinema di genere, la cui somparsa ha decretato, secondo Pasquale, la morte del cinema in Italia. Ai posteri l'ardua sentenza.
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Enrico Magrelli
 
ENRICO MAGRELLI NON E' UN FREAK: peccato!
Carissimo Magrelli è il mio fastidiosissimo attacco al critico, ex enfant prodige di Filmcritica- esordio nel 1976 con recensione su Adele H-; Magicamente Magrelli sarà la chiusura di una non intervista, di una non conversazione con tanto di mis-understanding. Ma perchè il nuovo braccio destro del bravo Muller era così seccato? L'ultimo giorno davanti al "Des Bains" si tiravano le somme di un Festival così forse ingiustamente criticato e il Tribunale d'Inquisizione era già sul piede di guerra contro Muller and Company- compreso Magrelli-. Agli Atypici, Muller piace per le scelte coraggiose del passato- retrospettive sul western, sul cinema di genere e Tarantino, molto Tarantino- e per qualche buon film in concorso quest'anno- The Wrestler, Encarncao do demonio, Arcana, Vegas: based on a true story, ecc. Gli si può rimproverare Wenders come "Presidente di giuria"- lo era già stato a Torino con Moretti-, il Premio Bianchi a quella cariatide vetero-ideologica di Montaldo- in futuro si saprà perchè-, forse Opzetek, ma come dice GIUSTAmente Giusti, piace al pubblico medio che si beve Ciak e cazzate varie- il cinema è purtroppo anche questo- . Torniamo al nostro compassato e gentile Magrelli - che è anche ideatore e conduttore di Hollywood Party/ Rai3- e al nostro atypical mood di approcciare i VIPS. Questo gentil rifiuto di Enrico ci ha preso in contropiede, noi abituati ad essere o accettatti o mandati a fanculo. Magrelli non è quindi un freak, come la maggior parte dei critici di un certo livello, che avrebbero scelto l'opzione a) o la b). La mia è una semplice constatazione cui sono arrivato dopo anni di Festival: Enrico Ghezzi, di cui sto leggendo la magnifica monografia su Kubrik, ha seri problemi di deambulazione e solipsismo. Marco Giusti, con l'amico-rivale in difficoltà, è ormai il principale punto di riferimento di giovani critici, Movie Brats, cinefili, ecc, ma nonostante l'enorme successo- da Blob a Stracult, il dizionario sul Western, ecc ecc- continua a balbuziare. Tatti Sanguineti, figura eclettica a metà strada tra critica, recitazione, TV, saggistica, è un Freak- ve lo posso assicurare-. E poi Freccero, Steve Della Casa e il labbro leprino, Gregorio Napoli e l'apparecchio acustico, ecc....Rimane Magrelli, l'unico a non avere un difetto, un tic o una semplice patologia. PERCHE'????????
A proposito, io ho i piedi piatti, e 2 filtri nel naso per una rinoplastica non riuscita!!!
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Gregorio Napoli
 
Abbiamo iniziato con il bravo critico palermitano Gregorio Napoli, chiudiamo con lui proprio davanti all'Excelsior. Gregorio tira le somme di un Festival difficile, vuoi la concorrenza con altri Festival, vuoi qualche scelta sbagliata, vuoi lo sciopero degli sceneggiatori negli States...ma il giudizio è positivo, come ci sembra equilibrato il cappello introduttivo di Gregorio.
"E' un momento di riflessione della Settima Arte, non si trovano facilmente dei capolavori...Ho l'impressione che il Direttore Muller abbia ben saputo amalgamare il tema dell'Evoluzione Sociale, il tema dell'Intimismo, il tema della ricerca figurativa nel film di Kitano e ne " Il Seme della discordia", che non è stato capito...invece è un film informale, pop, ricco di cultura figurativa, che purtroppo la critica italiana, anche quella giovane, non ha saputo intuire e capire...Il tema centrale, che è quello della bioetica, dell'inseminazione artificiale (Il Seme della Discordia, appunto), viene riportato in un canale poetico, non in un canale piattamente televisivo, come i dibattiti che noi vediamo ogni sera sul piccolo schermo; questa è la grandezza del film di Corsicato".
Poi c'è anche spazio per una mia constatazione, sul Cinema, sulla Cultura, su Napoli. E' una cosa che mi chiedo da un po' di tempo...Perchè Napoli torna così alla ribalta, e perchè- soprattutto in Italia- la Poetica del conflitto sembra l'unico modo per produrre Cultura in questo Paese vecchio e superconformista?
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The human film – trailer -
 
Questo film racconta una parte, sei anni, di una parte della vita di Ted Hemman: A nessuno è dato raccontare tutto il tempo della vita di qualcuno: non c' è mai stato un film tanto lungo...
La telecamera di Walter Ciusa ha seguito Ted per sei anni, dal 1998 al 2004. Il materiale cumulato nel tempo era quindi cospicuo; sono stati fatti tagli, permutate immagini, e montato il tutto per rendere l'essenza del personaggio. Senza obbedire ad un criterio cronologico.
Dentro il film ci sono i suoi comportamenti, i suoi gesti, le sue frasi ripetive e ripetute negli anni, ci sono le testimonianze dei testimoni, ci sono gli episodi salienti.
Ted che grida "viva gli sposi" al matrimonio di Andrea è l'apertura. Un'apertura saliente. Abbastanza saliente da gettare nel terrore i genitori degli sposi, che si trovano dinanzi ad un campagnolo del Connecticut, alto e grosso, che urla come una bestia ferita e che sta mandando all'aria tutto il decoro di una cerimonia che avrebbe dovuto essere come il resto della loro vita, decorosa.
Poi, nel film, iniziano i momenti difficili: Ted si spezza una gamba, ballando, e lo vediamo girare per la città ingessato e con le stampelle, in cerca di alloggio, accompagnato da una giovane ammiratrice.
Assistiamo in diretta alle telefonate fatte alle donne: sono chiamate piene di complimenti, di adulazioni, bugie. Decine di dichiarazioni d'amore.
E poi, di nuovo, è al freddo, con lo zainetto in spalla ed una cuffia di lana in testa, in cerca di un rifugio per la notte. Lo vediamo al risveglio, nel buio di una cantina, mentre riavviolge il sacco a pelo e fa ciao ciao alla m.d.p.
E mentre si sbarba e si mette in giacca e cravatta per il suo lavoro da manager? Di esperto di computer? Di consulente di reti internet?
Affronta con fiducia il nuovo giorno, il nuovo incarico, le sconosciute responsabilità.
Un episodio centrale del film è l'incontro con Franz, un ex parrucchiere che vive nell'abbandono e nella sporcizia. Ted porge ascolto compassionevole alle sofferenze di Franz che poche ore prima si è maciullato il naso contro un predellino di un autobus, e che, in un eccesso narrativo rievoca anche i suoi magnifici anni 80, periodo in cui spacciava cocaina e sparava agli infami.
Ma la leggerezza di Ted prevale, e ci solleva l'anima dall'angoscia del degrado sociale e dell'omicidio; tra poco ci saranno le festività natalizie. Cosa fai a Natale? Chiede a più riprese. Lui se la gode: balla in un veglione. E' senza freni, scatenato; si libera di tutte le sofferenze, delle notti al freddo, delle sconfitte, dei licenziamenti in tronco. Il ballo cancella. E domani è un altro giorno.
Il presente è l'unica cosa che conta. Ora e adesso. Nell'assenza dei retaggi del passato, delle preoccupazioni e dei pensieri del futuro. Nell'assenza di un qualsivoglia pensiero. Come fosse un novello Candide americano, che attraversa la vita correndo e facendosi inseguire da emuli inconsapevoli.
Niente altro che un Forrest Gump: così ci spiega un testimone, Valter Scoccia, che veste i panni del narratore, infatuato del suo eroe, ma anche impietosamente premonitore di una sua probabile e prossima fine.
Ted avrà i suoi sprazzi, i suoi grandi momenti, come in un party in una villa di gente altolocata, tra personaggi di grande spessore sociale ed artistico, e poi subito cadrà in un accesso di ira contro veri o presunti detrattori.
Ciò che ci vuole far intendere il cinico narratore è che non c'è speranza e non c'è vera innocenza per il percorso di uno come Ted. Ma questo è solo il suo punto di vista.
Lo vedremo ancora in situazioni per lui gratificanti, a Venezia e a Roma, mentre insegue e corteggia donne bellissime, ed intervista personaggi come Kusturica e Salvi. Potrebbero essere gli ultimi fuochi.
In realtà non sappiamo quante volte può risorgere uno come lui. Lo vediamo scaricare cassette di surgelati e battere un fuori campo durante un allenamento di baseball. E' appesantito di 25- 30 chili, ha un pancione enorme, ma con la mazza ed il berretto girato all'indietro sorride alla m.d.p.:
Questo ci lascia un dubbio: che possa farcela, ancora una volta?
Canta "My way" in una festa di piazza: La stessa che cantò un americano ricco e felice come Frank Sinatra, la stessa che trent'anni dopo incise Sid Vicious, morto suicida a 23 anni. Questa è la versione di Ted Hemmann.
(Valter Scoccia)
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Jeff Dowd Lebowsky a Bologna
 
"A volte si incontra un uomo, non dirò un eroe, che cos'è un eroe, ma a volte si incontra un uomo, e sto parlando di Drugo, a volte si incontra un uomo che è l'uomo giusto nel posto giusto, là dove deve essere, e quello è Drugo...a Los Angeles, e anche se quell'uomo è un pigro e Drugo lo era di sicuro, forse il più pigro di tutta la contea di Los Angeles, e il che lo mette in competizione per il titolo mondiale dei pigri. A volte si incontra un uomo, a volte si incontra un uomo. Ah, ho perso il filo del discorso. Ah, al diavolo. E' più che sufficiente come presentazione".
Noi atypici avremmo voluto vedere un altro film: l'incontro tra le 2 superstar americane Ted Hemmann e Jeff Dowd Lebowsky. La superstar locale che certifica la grandezza della superstar americana. Come Joyce con Italo Svevo o Tarantino coi B-Movie. Chi ha allora preso il posto del grande Ted? Naturalmente il suo fedele scudiero "Cicci Mo Tao", detto Zefram, detto Capitan Kirk, grande e ormai impareggiabile icona della bolognesità. E' bastata un'occhiata tra Cicci Mo Tao e Jeff. "Questione di feeling", di chimica, corrispondenza di amorosi sensi. Cicci Mo Tao è stato il Cicerone, il traghettatore verso la bolognesità ormai al cpolinea. Indimenticabili i momenti di trash talking tra i 2. A seguirli un centinaio di fan riuniti davanti alla Videoteca "L'Occhio Privato", che ha ottimamente organizzato l'evento, offrendo anche birra, salumi e formaggi. C'era anche la blogger bolognese "Maude Lebowsky", disponibilissima a dialogare con noi- da cazzona quale dice di essere- e due ragazzi, che aspettavano la star coi bicchieri pieni di "White Russian". C'era il padre di Jeff, arzillo 90 enne, che parla ancora un buon italiano e che insegnava "Storia dei Sistemi economici" all'Università di Modena. Ma c'erano soprattutto i "Vecchi Amici", i cazzoni di sempre, che non potevano perdersi un Evento di questa portata: Bufalo, Marmuz, Lando, i Rude Pravo, ecc.
PS: indimenticabile la scena finale con Cicci Mo Tao che regala la rosa a Jeff!
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Dante Casagrande: Inside looking
 
Ho deciso di fare un film su Casagrande perchè mi piacciono le storie di perdenti con un passato da vincenti......
Una vita al massimo, o come direbbe il suo ex compagno di scuola Vasco Rossi , una vita spericolata.
Casagrande non conosce soste, brucia le tappe come un velocista, già a 13 anni la prima sbronza, a 14 la prima trombata, a 15 è rappresentante d'istituto. Studia e lavora fin da subito per aiutare il padre che ha il vizio del gioco.
Per questo motivo il padre a 18 anni gli intesta la attività di trasporti di cui è titolare, con annesse responsabilità e cinque operai.
Di giorno lavora, di notte disegna, beve, forse tromba quando ce la fa, a volte va a prendere il padre disperato, alle bische clandestine; è lui che gli presta i soldi.
Per sostenere il peso e la fatica Casagrande sente la necessità di una donna che lo sostenga.
Morena è la sua prima moglie, da lei avrà 1 figlio……
Lavora come un cane, ma una fiamma lo arde dentro, l'Arte.
Ha una casa al Pratello a Bologna, siamo alla fine degli anni 70, Casagrande apre casa a tutti, inizia un sodalizio costruttivo con il grande Giorgio Celli, che oltre essere entomologo di successo, è brillante scrittore; sarà Celli a scrivere il manifesto degli In-attuali, manifesto culturale di 3 giovani artisti tra cui Casagrande.
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Dante Casagrande sotto i portici
 
Terzo episodio della biografia per il web dell'artista performer Dante Casagrande, atipico del mese di novembre. Vita e arte che si intrecciano, formando un legame indissolubile. Disperato, sotto i portici di Bologna, Casagrande urla con disperazione il suo amore per l'Arte. La vita ormai non è in grado di dargli più nulla. Solo l'arte può riscattare una vita fatta di stenti e frustrazioni.
Ma purtroppo il successo è ancora lontano.
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Pasquale Squitieri e la politica
 
Walter Ciusa incontra Pasquale Squitieri al Lido di Venezia, in concomitanza con il Festival del Cinema. Squitieri parla dei giovani, della politica, della mancanza di identità del nostro Paese.
Ore e ore di monnezza, dibattiti politici vuoti, campanilismo esasperato, parole al vento, perdita di senso, giornalisti schierati, Media schierati, discussioni senza un inizio ed una fine. Insomma è un grande bluff e una grande perdita di tempo questo "Politically Trash" in TV.
Poi capita di girare random al Festival di Venezia e di incontrare il Cavaliere Solitario.
Pasquale Squitieri. Questa volta percepisco in lui un fascino strano, diverso rispetto alla prima intervista che gli ho fatto. Gli punto la camera e lui parte.
10 minuti di sostanza, 10 minuti di analisi lucida, fredda, di ricerca di un senso, nelle cose e nella vita politica.
Non pensavo. Avevo conosciuto lo Squitieri grande masticatore di linguaggi cinematografici, lo Squitieri per nulla demagogico nell'analizzare la necessità di riaprirsi al mercato a 360 gradi come negli anni 50/70 - la stagione d'oro del cinema italiano - e ora conosco lo Squitieri analista politico e storico di questo Paese, il grande malato dell'Occidente. Pasquale buca il video, la sua voce è ferma, lo sguardo è ipnotico, gli argomenti di discussione alti e profondi.
Sopra a tutti, c'è la mancanza di identità culturale di un Paese ormai frammentato e diviso in tante parrocchiette, ognuna che rivendica una propria fetta di potere, e la citazione dell'amico Toni Negri che ha suddiviso i poteri forti in Italia in : Mafia al sud, Vaticano al centro, banche e finanza al nord (e quando questi 3 poteri si uniscono, sono cazzi amari per tutti).
Poi casualmente incontreremo Toni Negri. I 2 Cavalieri Solitari se ne andranno, soli, a cenare insieme all'Hotel Excelsior. Il fedele scudiero li accompagnerà....
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Per chi non la conoscesse, ecco in sintesi, quello che può fare ATYPICALMOVIE con gli scarsi mezzi di una factory web/oriented...Concerti memorabili i Daemonia del Maestro Simonetti a Vicolo Bolognetti, servizi videogiornalistici dai festivals più importanti al mondo, filmati di eventi sportivi, idee originali come il primo matrimonio allo Stadio in Europa comprate dalle TV nazionali- Mediaset, Canal Plus- e poi il vero fiore all'occhiello: "The Human Film", dal Biografilm- interessantissimo Festival griffato Andrea Romeo- al Venice Film Festival e ora?
Percorsi alternativi e atipici di produzioni video: video biografie, interviste, docu-fiction, mockumentary e servizi video giornalistici. Ma anche la condizione dell'atipico come precario a vita.
Il Manifesto degli Atypici
La maggior parte delle persone ci sfiora, ci passa accanto, senza lasciare alcuna traccia di se, senza che un loro pregio, un difetto rimanga. Altre no, sono diverse, si notano per dissonanza. Atipiche. Non sono migliori; non sono peggiori delle altre. Più interessanti, forse. Sono il nervo scoperto, il sintomo; sono i punti neri di un corpo che è moltitudine. Gli atipici non debbono essere coperti, guariti o schiacciati. Uomini apparentemente insignificanti, segnano invece un originale tracciatura del tempo che stiamo vivendo. Valter Soccia
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BOLOGNETTI 2008
 
Apertura ufficiale del Blog con questo Corto-trailer, pensato come i vecchi "Carosello" della Rai, subito mandato sullo Spettro della Bolognesità. 1500 visualizzazioni sul web, in poco meno di 2 giorni. Riccardo Paccosi- Art director Bolognetti 2008- interpreta la parte del quasi compaesano Ricucci, uno dei Furbetti del Quartierino. Alessia Siligardi- Miss Bolognetti 2007- è la sua donna. Ogni riferimento ad Anna Falchi non è puramente casuale.
Abbiamo quindi pensato ad una sit-com, i cui dialoghi fossero figli di un ipotetico momento di libertà della coppia, magari nei pressi di Sabaudia, dove i 2 sono stati spesso paparazzati.
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Nela Lucic
 
Walter Ciusa incontra e intervista la bellissima e disinvolta Nela Lucic, giovane attrice, agli esordi cinematografici con Monamour di Tinto Brass. La domanda che tutti si pongono è: "Il maestro le avrà chiesto di mostrargli il culo, come da prassi?".
Festival di Venezia 2007. Mi trovo insieme ad Alex Zanotti ed al Bufalo in uno spazio adiacente al bar dell' Hotel Excelsior, uno spazio Red Bull, tutto alcool e testosterone a mille. C'è Elisabetta Canalis che dal vivo presenta un attrezzo per rassodare spalle e glutei. La Canalis sembra più tirata del solito, è molto magra, non proprio come un grissino, però per i buongustai le forme giuste al posto giusto hanno una certa importanza. Dimostra anche meno dei suoi 30 anni. In video è meglio che dal vivo. Sarà che i pixels ingrassano. Dan Peterson diceva del grande Larry Bird,(Boston Celtics) che la TV non gli dava giustizia e che dal vivo aveva un fisico longilineo e perfetto per il basket. Sarà! Ci avviciniamo a Fabio Testi. E' ancora un figo. 65 anni, fisico da 45 enne, sorriso autocompiaciuto di uno che ha vissuto alla grande e continua a farlo. Un vero vitellone, degno figlio del boom economico. Parla con noi del suo problema con la patta dei pantaloni, capitatogli anche in teatro. Figuraccia. Si avvicina con fare piacione alla Canalis. Si presta anche a provare in diretta l'attrezzo rassodante. Lei è intimidita dalla presenza del campione. Andranno poi via mano nella mano. Lui la tromberà? Forse.
Poi una visione celestiale, altro che la Canalis. Nela Luic, attrice bosniaca appena 30enne, fisico mozzafiato, una autentica puledra. Mora, mega tette, vestito attillato, culo da capogiro, scarpe di raso con inserti d'oro e una voce sensuale.
Ho capito perchè Tinto Brass l'ha voluta come attrice nel suo ultimo film "Monamour". Tiro fuori subito la telecamera tascabile, la guardo negli occhi e dico la parola magica: "Dagospia".
Ci mettiamo in disparte per l'intervista.
Argomenti trattati:
-il culo come strumento di comunicazione visiva
-il provino con il maestro Tinto Brass
-ma le tette servono a qualcosa?
-i progetti futuri di Nela
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