associazione medica a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei DISTURBI di RELAZIONE,
attraverso un programma clinico di reintegrazione
del soggetto portatore di disagio
 
 
 
 
REDAZIONE di BOLOGNA
di ARCOIRIS TV
La televisione indipendente
della gente, per la gente
 
Videoteca
MedicoN.A.Di.R.. Medica N.A.Di.R.
Assoc. Medica Disturbi di Relazione
347 0617840
pmnadir
 
Fax: 051 3370198
 
segreterianadir@medicanadir.it

 

2 >>> pag.3 <<< 4
"N.A.Di.R. informa" e l'informazione indipendente
La Comunità aperta N.A.Di.R., orientata alla cura e alla prevenzione dei Disturbi di Relazione, propone un approccio medico-psicologico classificabile nell'ambito dell' EMPOWERMENT CLINICO volto al perseguimento di:
•  sviluppo del senso di appartenenza
•  coinvolgimento e partecipazione del singolo nel grupp o quale parte integrante di un processo in movimento
•  impegno attivo e alleanza nell'azione.
Il supporto clinico, quale conseguenza, è integrato da un ventaglio di attività che all'interno della comunità aperta si propongono di abbracciare, approfondire ed arricchire aspetti della vita individuale, familiare e sociale .
È comprensibile quanto sia importante creare uno stretto legame tra l'informazione non manipolativa, indipendente e l' attività clinica, in quanto tale legame:
•  alimenta la conoscenza del singolo e del gruppo
•  rende partecipi
•  rende responsabili
•  risveglia il pensiero critico
contribuendo a creare individui empowered e comunità competenti.
All'interno della Comunità aperta si è creato un gruppo – N.A.Di.R. informa - destinato a “fare informazione” sia attraverso le immagini, producendo filmati usufruendo dell'azione di partnerariato avviato con Arcoiris Tv , sia pubblicando articoli su “ Mediconadir” , rivista dell'associazione. Si cerca di dare voce alla gente cosiddetta comune, alle organizzazioni di volontariato, e non solo, che esprimano la società civile tentando di farne emergere i bisogni, tentando di valorizzare ciò che dalla stessa società civile si muove in sintonia con il concetto di riconoscimento e salvaguardia dei diritti dell'uomo.
Il vissuto di partecipazione emerge in maniera prepotente tanto da facilitare notevolmente il percorso terapeutico individuale e/o di gruppo cui il singolo portatore di disagio si sottopone. Inoltre si è visto, nel corso della sperimentazione, quanto l'approccio informativo offerto rientri nel bisogno della collettività tutta, denunciando un disagio sociale diffuso e la possibilità di avviare quel processo di inclusione, al di là di ogni pregiudizio, azione cui il nostro programma tende.
La riaccensione del pensiero critico, il conseguente bisogno di ampliare le conoscenze, di confrontarsi allargando gli orizzonti individuali e stimolando l'acquisizione della capacità comunicativa sono a tutt'oggi risultati emersi a conforto dell'ipotesi sperimentale.
L'informazione pulita e diretta, oltre che interattiva-partecipativa, tende a combattere la compulsione imperante nel nostro contesto sociale in quanto, inducendo il sacrosanto bisogno di conoscere, porre in discussione, elaborare e scegliere, tende a fermare l'individuo che può permettersi, così, “il lusso” di scegliere su base cognitiva al di là della propaganda insidiosa e patogena.
Possiamo testimoniare il tentativo da parte dei nostri utenti di riconoscere ciò che appartiene alla sfera dei bisogni primari, così ampiamente soppiantati dai bisogni indotti, con inevitabile conseguenza favorevole al singolo e al gruppo. Nel concetto stesso di appartenenza non possiamo non considerare la possibilità di acquisire la capacità dell'assumere la responsabilità della scelta in nome proprio, superando quella passività che, invece, favorisce alcune dinamiche assai discutibili, quanto imposte.
Il vissuto di appartenenza attiva muove le dinamiche che sostengono i gruppi e che, inevitabilmente, rinforzano il singolo.
L'alleanza nell'azione muove le coscienze e ci pone in una dimensione più umana tanto da tentare il superamento della competitività e dell'individualismo sfrenato dominanti.
N.A.Di.R. informa, facendo emergere le iniziative della società civile organizzata, proponendo in coro le voci della gente, riesce a dare un significato comprensibile e condivisibile a ciò che ci accade. Il coro, inoltre, può, se ascoltato, indurre i potenti a modificare davvero le dinamiche che sorreggono il processo di globalizzazione in corso: solamente chi vive sulla pelle le situazioni più o meno deviate e/o devianti può indirizzare chi si trova nella posizione di assumere impegni e decisioni orientate a migliorare la vita di tutti noi.
La visione allargata del mondo avvicina al mondo nel rispetto delle diversità caratterizzanti ed arricchenti, abbatte le paure pregiudizievoli indotte dall'ignoranza o dall'incompleta e/o manipolata conoscenza.
Gli stimoli proposti attraverso l'utilizzo delle immagini vengono forniti nel totale rispetto del singolo, della cultura di appartenenza ad integrazione ed arricchimento.
L'incontro con la diversità, attraverso la conoscenza, peraltro, rappresenta un potente strumento atto ad abbattere il muro della paura pregiudizievole spesso responsabile dell'insorgenza del malessere espresso.
L'operazione del dare la parola alle realtà che lavorano nel e per il sociale ha creato una rete tanto interattiva quanto consapevole del grande potere che una società civile e ben organizzata può esprimere al di là di ogni tentativo mediatico di omologazione globale, in virtù del processo di individuazione consapevole.
Il disagio viene così affrontato in sintonia col concetto stesso di promozione della salute, secondo la carta di Ottawa del 1998, che prevede sia il miglioramento degli stili di vita che obbligatoriamente interessano tutti i settori della vita quotidiana (comportamento al consumo, stile di comunicazione, alimentazione, partecipazione politica, approccio con le emozioni), sia delle condizioni di vita e delle circostanze in cui vivono le persone .
Si parte dal presupposto che la salute rappresenti uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità, quindi una risorsa per la comunità di appartenenza.
La comunità stessa dovrebbe poi assumere la connotazione di criticità per acquisire la competenza adeguata trasformandosi a poco, a poco in COMUNITA' COMPETENTE in grado di riconoscere i bisogni propri e mobilitare risorse umane, politiche, economiche per soddisfarli
sviluppando atteggiamenti critici verso se stessa.
Facile è comprendere come alla base del cambiamento empowered risulti indispensabile liberare i soggetti dalla passività acquisita puntando sulle elaborazioni cognitive, sui processi di attribuzione, valutazione e prefigurazione del futuro.
Facile è comprendere quanto determinante risulti l'azione di chi svolge un ruolo educativo, quale può essere quello del medico o del giornalista, così come quello dell'insegnante.
Il sistema mediatico entra a pieno titolo nel processo stesso di empowerment in quanto divulgatore di informazioni e di conoscenza; arrivando ad attivare la partecipazione, ad esempio attraverso l'AZIONE SOCIALIZZANTE:
-
Primaria quale l'apprendimento e l'interiorizzazione di valori e modelli culturali
- Secondaria quale l'allargamento della sfera cognitiva rispetto alla realtà sociale.
Ovviamente occorre prestare molta attenzione alla forte induzione verso la modificazione della percezione della realtà sostenuta dalla VIRTUALITA' che, gioco forza, entra nel processo stesso di divulgazione tecnologica.
Non possiamo non considerare, quindi i rischi che possono in qualche modo boicottare il processo stesso. Pier Paolo Pasolini, già negli anni '70 aveva intuito quelli che avrebbero potuto essere i cambiamenti sociali e culturali prodotti dalla massificazione televisiva, li chiamava “mutazione antropologica” intendendo la variazione dei desideri collettivi subordinata ai consigli di amministrazione delle reti televisive nazionali con conseguenze a suo avviso devastanti. Pasolini era convinto che il sistema televisivo pur avendo enormi potenzialità educative potesse trasformarsi in una sorta di grande manipolatore del pensiero collettivo.
Del resto, a distanza di tanti anni, considerando anche l'enorme cambiamento in termini tecnologici e conseguentemente l'immenso aumento di potenzialità invasive del sistema, le sue “veggenze” in qualche modo si sono rivelate molto, molto vicine alla realtà che noi tutti stiamo vivendo.
La distorsione delle informazioni sottoposta alle esigenze del mercato globale è una realtà che poco ha a che spartire con la volontà e gli obiettivi del singolo divulgatore. I legami, gli intrecci, gli interessi strettamente legati ai profitti hanno nel tempo trasformato il modo di passare l'informazione sino a denaturarla con conseguenze, a dir poco, alienanti e per l'usufruitore e per colui che dell'informazione è fornitore.
Il potere dell'informazione di per sé rappresenterebbe un enorme potenziale di salvaguardia del concetto stesso di democrazia, ma, sottoposto alle pressioni di un sistema deviato e deviante, si è trasformato in pericolo per la democrazia.
La manipolazione, la mistificazione (la distorsione intenzionale della realtà) sino alla propaganda destinata a diffondere notizie, vere e o false che siano, al solo scopo di sostenere un'azione, sono rischi reali a cui dobbiamo prestare grande attenzione ed è proprio a questi livelli che l'informazione indipendente, in stretto legame con la salvaguardia della salute collettiva, può entrare in gioco.
Al fine di salvaguardare la salute mentale occorre acquisire la consapevolezza di quanto il sistema mediatico possa giocare a favore dell' omologazione collettiva e dell'allontanamento dell'individuo dalla decodifica del proprio campo emotivo. Questa situazione tende ad indurre o a rinforzare un processo di deresponsabilizzazione in ambito relazionale cui consegue la perdita della capacità di intrecciare sane relazioni interpersonali, sino ad arrivare alla concezione di relazione interpersonale mediata dalla rappresentazione degli eventi filtrati e tendenzialmente induttori di risposte globali omologate che pongono le loro radici nella virtualità.
A sostegno della “presunta” patogenicità del sociale non possiamo non considerare da ultimo, ma non per importanza, l'azione svolta da un sistema compulsivo quale è quello che ci viene costantemente “proposto” quale substrato ed “alimento” dei rischi cui tutti noi siamo sottoposti, al di là di ogni nostra valutazione o cognizione, in quanto inconsapevolmente passivi assorbenti ed, altrettanto inconsapevolmente, passivi esecutori.
Preso atto dei rischi insiti nel sistema informativo, credo che una forte azione di cooperazione tra educatori, considerando tale definizione ad ampio spettro, possa realmente agire e reagire al problema che stiamo analizzando.
Voglio credere che il gruppo di lavoro che ha preso forma a La Francesca nel marzo ultimo scorso possa divenire una realtà e al tempo stesso un salvagente sia per ciò che riguarda la salute mentale collettiva, sia per ciò che riguarda la salvaguardia della democrazia.
Luisa Barbieri

 


2 >>> pag.3 <<< 4
 Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

Assoc. Medica N.A.Di.R. via Decumana, 50/F
40133 Bologna - Tel 051 381829 / 347 0617840 -
Fax 051 3370212 - segreterianadir@medicanadir.it
.

pmnadir

 

About Us | Site Map | Privacy Policy | Contact Us | ©2003 Company Name