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Italia - 19.10.2007
di Hamza R. Piccardo*
''Imam'' Sarkozy? Un esempio da non seguire

La tendenza alla gestione “securitaria” e antidemocratica delle attività del culto musulmano in atto in Occidente ha fatto un altro considerevole passo avanti con la creazione in Francia della Fondazione per le opere dell'Islam, voluta da Sarkozy e gestita direttamente dal ministero dell'Interno, di cui ci ha dato conto il recente articolo di Christian Elia su PeaceReporter.net.
Oltre alla clamorosa contraddizione nella prassi di uno Stato che ha fatto della laicità una delle sue bandiere più frequentemente sventolata, il varo di questo organismo si configura come un'ennesima violenza istituzionale nei confronti di una comunità, forte di quasi sei milioni di uomini e donne che, in maniera diversa, si riferiscono alla comune fede o cultura islamica e che è una realtà imprescindibile del panorama socioculturale francese. La metà di quei musulmani di Francia sono a tutti gli effetti cittadini di quel paese, ma l' egalitè è loro preclusa o fortemente limitata. E se l'eguaglianza non è per tutti e fra tutti, che eguaglianza è? In Italia andiamo anche peggio, la Consulta per l'Islam italiano, creata dal ministro Giuseppe Pisanu, con una sorta d'inedito manuale Cencelli ad hoc, cercando di accontentare politici e ambasciate, è riuscito a configurarsi come una compagine insulsa e litigiosa e Giuliano Amato si trovò a dovere gestire un organismo che non aveva creato e che non poteva mandare a casa per timore che il Forattini di turno lo vestisse da taliban filo Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia (Ucoii).
In un anno e mezzo al Viminale la sua politica nei nostri confronti si è limitata ad una reprimenda per una sgraziata comunicazione sulla guerra del Libano, una controversa rottura del digiuno con i membri della Consulta e alla redazione di una Carta dei Valori che, dopo una gestazione durata giusto un po' meno di nove mesi, è stata presentata nello scorso aprile ed è rimasta lì, a testimonianza dell'incapacità dello Stato a rapportarsi correttamente con gli stranieri in generale e con i musulmani stranieri in particolare. Recentemente il ministro ha parlato spesso di Islam dicendo anche cose pregevoli in merito al foulard e alla necessità di un'Intesa ex art.8. Entrambe le esternazioni sono interessanti in quanto dimostrano che sia dal punto di vista culturale che da quello giuridico Giuliano Amato è perfettamente attrezzato per gestire correttamente il dossier “Islam in Italia” e noi musulmani in Italia ci aspettiamo che lo faccia, rapportandosi correttamente con le comunità religiose alle quali la Costituzione garantisce il diritto di “organizzarsi secondo propri statuti”, con alto senso della laicità, che non è laicismo antireligioso ma tutela imparziale delle specificità.
Le comunità islamiche italiane dovranno essere aiutate a intraprendere un percorso di responsabilizzazione a partire dal rispetto della loro autonomia in vista del pieno rispetto delle attribuzioni costituzionali degli italiani musulmani e d'integrazione dei nostri fratelli e sorelle di fede cittadini stranieri residenti. A tal proposito, con una lettera aperta che gli abbiamo indirizzato recentemente, abbiamo ricordato al ministro che il fondamento della democrazia sta nella legale rappresentatività e che non potremo accettare nessun “colpo di governo” alla francese nella individuazione degli organi di rappresentanza della comunità. Solo un processo elettorale potrà infatti determinare la natura dei soggetti che avranno titolo di trattare con lo Stato un'Intesa con i musulmani d'Italia
* Hamza R. Piccardo, fondatore e già segretario nazionale dell'Ucoii, è attualmente il direttore del portale islamico www.islam-online.it

 

 
 
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