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La favola della munnezza
A Napoli il mare non luccica più
di Irene Benassi*
A Napoli il mare non luccica più, nelle sue vene scorre sangue avvelenato e il vento che tira è vento di odio. Napoli, ancora una volta, affonda nella spazzatura. La Campania lotta e annaspa nei rifiuti come avvolta
da sabbie mobili dalle quali sembra non ci sia via di scampo. Il resto d'Italia - e del mondo - sgrana gli occhi e si rifiuta di capire: già è difficile capire il senso della parola emergenza, quando invece siamo davanti a una costante, lunga almeno 14 anni. Ma negli ultimi giorni l'emergenza è sbottata in scontri, rivolte di piazza, manifestazioni di protesta, tafferugli, ambulanze, roghi e presidi di cittadini imbufaliti. Siamo a Pianura, contrada Pisani, uno dei quartieri più popolosi della profonda e perduta periferia di Napoli. Il prefetto Alessandro Pansa, commissario straordinario per l'emergenza rifiuti fino al 31 dicembre scorso, ha deciso la riapertura di una discarica, che ha ospitato i rifiuti del capoluogo per quarant'anni ed è chiusa da 12. Si riaprirà, gli operai sono già al lavoro. La vecchia discarica è oggi una collina innaturale, dalla quale spuntano lembi di teloni neri, che dovrebbero proteggere il suolo dal percolato e dagli effetti nefasti di tonnellate di rifiuti ammassati. Ai piedi di quella collina si apre un immensa voragine, una grande cava che potrebbe ospitare fino a un milione di metri cubi di immondizia. Così si potrebbe liberare Napoli dai sacchi di spazzatura che aggrediscono ogni angolo di strada, in attesa di nuove soluzioni. Ma gli abitanti del luogo di “monnezza” non ne vogliono più sentire neanche l'odore… Da giorni stazionano anche di notte davanti agli ingressi della discarica, si accampano attorno a falò improvvisati, dormono nelle auto parcheggiate col cappello calzato fino alle orecchie. Raggiungerli non è semplice, si arriva solo a piedi perché le strade sono sbarrate da blocchi di cemento e da alberi abbattuti per non far passare i camion. “Faremo solo resistenza passiva” dice qualcuno “e se vorranno entrare dovranno passarci addosso”. “Non si gioca con la salute della gente” si sfoga una signora bionda, “ci sono nata con la discarica, non ci voglio anche morire”. E un anziano signore ruba la parola mesto “siamo tutti malati qua, mio fratello sta morendo di tumore al fegato”. La correlazione fra rifiuti e malattie c'è, è dimostrata e descritta in uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicato la scorsa primavera. In Campania, nelle zone a più alta concentrazione di discariche - legali, ma anche abusive e di rifiuti tossico-nocivi - l'incidenza di alcuni tipi di tumori e malformazioni genetiche supera del 10-12% la media nazionale. Ma la salute è solo uno dei temi di scontro a Pianura dove la lotta contro la riapertura della discarica attira una violenza supplementare e attorno agli abitanti del quartiere compaiono facce che qui non si erano mai viste, ragazzi in motorino, con le sciarpe che coprono la faccia, il cappuccio del giubbotto calato sugli occhi, e verso i quali è meglio non puntare le telecamere. Il livello dello scontro si alza, i manifestanti aggrediscono la troupe della Rai, lanciano sassi e bombe carta contro la questura, ragazzi col volto coperto assaltano anche un'ambulanza ferendo il conducente. Cariche, scontri e sassaiole contro la polizia, il bilancio è di alcuni contusi e una decina di fermati.
Intanto le battaglie di strada salgono fino ai palazzi e diventano scontro istituzionale. Le tante teste dell'Idra si disuniscono e cominciano a guardarsi in cagnesco, a sibilare accuse l'una contro l'altra, vittime del veleno che per anni hanno creduto di poter controllare e adesso esce fuori come un getto di lava all'ombra del Vesuvio. Un Frankenstein maleodorante e tossico, che si ribella al proprio creatore.
Un mostro da sopprimere. In molti cercano l'arma giusta, da ultimo ci prova il Presidente del Consiglio: “lunedì inizieremo le riunioni” dichiara Prodi, “questo è un problema che va risolto per sempre”. Sembra un sogno, un miracolo. Intanto a Pianura si teme una nottata di nuovi scontri, certo non sarà questa la notte dei miracoli.
* inviata Raiuno
05/01/2008
Guida minima all'immondizia
di Patton
ECOBALLE Le ziggurat dell'età contemporanea. Poca eco e molte balle. Dovevano essere la risposta tecnolessicale all'invasione dell'immondizia. Ma le hanno fatte male, sono milioni e non potranno mai essere bruciate. Visibili da Marte con un cannocchiale di modesta fattura.
TERMOVALORIZZATORI Parola elegante che indica i bruciatori. Sono quelli nei quali si dovevano appunto bruciare le ecoballe, ma hanno fatto prima i combustibili, i motori se li sono dimenticati. Però sui due previsti in Campania, uno hanno deciso dove farlo, l'altro addirittura sarà pronto nel 2009. E nel frattempo a Pianura…
CDR Impianti per la produzione di combustibili da rifiuti. Dovevano filtrare l'immondizia per fare le ecoballe (vedi sopra). L'ultimo si è fermato poco tempo fa, si rifiutava di farle per finta. Eroico.
CONSORZIO PRIVATO-PUBBLICO Roberto Saviano: “E' il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo…è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori vicini alla camorra.”
FEDERALISMO E' morto all'ombra del Vesuvio. Quale cittadino sano di mente potrebbe mai affidare a una classe politica locale pieni poteri quando questa si è dimostrata incapace di risolvere il problema di dove trasportare i suoi sacchetti?
STATALISMO . E' morto anche lui sotto il Vesuvio. Quale cittadino sano di mente potrebbe mai affidare ad una classe politica nazionale pieni poteri quando questa si è dimostrata incapace di supplire all' incapacità delle classi politiche locali di risolvere il problema di dove trasportare i suoi sacchetti?
COMMISSARIAMENTO Inteso come istituto. Sepolto sotto un paio di tonnellate di immondizia, dovrebbe esalare presto l'ultimo respiro tra indicibili miasmi, ma da tredici anni lo tengono in vita a suon di milioni di euro. Per la precisione, millecento finora. Costoso accanimento terapeutico.
DIOSSINA . Composto benefico entrato nella catena alimentare grazie ad alcuni illuminati imprenditori che non ne potevano più delle pastoie burocratiche
24% Percentuale di aumento dei tumori al fegato nelle zone in prossimità delle discariche campane (dati della rivista scientifica The Lancet Oncology)
CONTROLLI Parola incomprensibile
40 Prezzo medio di mercato in centesimi al chilo per il corretto smaltimento dei rifiuti tossici
10 Prezzo in centesimi al chilo offerto dai clan della camorra per smaltire illegalmente i rifiuti tossici
80 I milioni di euro di fondi europei persi a causa dei commissariamenti. Stupida burocrazia di Bruxelles, non hanno creduto al modello mondezza italiano
PIANURA . Amena periferia napoletana abitata da gente inutilmente incazzata. Tutti a dargli addosso solo perché muoiono di cancro affacciati da quarant'anni su due discariche (una è abusiva). Esagerati
ESERCITO . Invocato da molti come soluzione al problema immondizia. Carri armati contro ecoballe. Geniale
DIMISSIONI. Parola incomprensibile
LA BATTUTA PIÙ BELLA . Quella di un anonimo comico napoletano. “Quando ero piccolo mamma mi diceva: porta giù il sacchetto dell'immondizia. Ora non mi preoccupo più. L'immondizia sale direttamente a casa.”
INCHIESTE GIUDIZIARIE . Quelle su camorra e gestione dei rifiuti sono 38. I bookmaker danno 100 a 1 la possibilità di vedere in galera un camorrista (o un politico o un imprenditore) che ha lucrato sulla pelle dei cittadini. E poi, ci pensa l'indulto
INCHIESTE GIORNALISTICHE SUL CICLO DEI RIFIUTI . Soppresse perché procuravano sindromi allergiche ad alcuni amministratori e direttori. Sugli ad memoriam si leggono i nomi di pochi giornalisti e testate (Ruotolo, Bocca, TG3, Report, Rainews24, Repubblica, L'Unità, Il Giornale). Ma il genere ha molta audience, quindi va abolito
Questione rifiuti, questione politica
di Francesco de Notaris
I titoli dei giornali sono su Napoli. I telegiornali di tutto il mondo aprono sulla Campania. Il fallimento della politica, scienza capace di dare risposte ai bisogni dei cittadini, E' evidente. Oltre la notizia, oltre la cronaca quotidiana, oltre il colore, oltre le banalità, oltre la strumentalizzazione di parte, qualche considerazione.
Da quattordici anni esiste un Commissariato per i rifiuti i cui responsabili sono stati nominati dal Governo, da tutti i Governi succedutisi. In Campania da anni la cosi detta emergenza rifiuti ha il carattere della normalità. La politica e le amministrazioni pubbliche carenti nella progettualità , sono ridotte a tentare di dare risposte all'emergenza provocata dalla propria inefficienza: toppe in un tessuto mal ridotto. Sorgono società nel circuito dell'emergenza, che tende a consolidarsi, a chiedere più fondi, a moltiplicare le burocrazie, gli esperti, i collegamenti con soggetti che fanno della politica di rapina il proprio mestiere.
Ed il ciclo dei rifiuti non ha nulla di virtuoso. La raccolta non avviene con il sistema della differenziata e quindi risulta impossibile smaltire i rifiuti. Le balle prodotte contengono di tutto e non sono ecoballe. Manca qualsiasi impianto tecnologico. Accanto a discariche che hanno esaurito la capacità di accogliere i rifiuti ve ne sono altre sequestrate dall'autorità competente, mentre abbondano discariche abusive, alcune delle quali coperte da un velo di terra.
Negli anni, edifici sono sorti su discariche abusive contenenti anche rifiuti tossici.
Occorre dire con chiarezza che i rifiuti tossici, in gran parte, provengono da industrie del nord che trovano conveniente smaltire abusivamente in Campania ( con la tecnica del giro bolla e della declassificazione dei rifiuti e con altri sistemi: vedi 'Bollettino delle Assise' speciale ottobre-novembre 2007 in www.napoliassise.it ), in accordo con la criminalità. Negli ultimi cinque anni in Campania sono stati versate 3 milioni di tonnellate di rifiuti tossici di cui un milione nella sola provincia di Caserta, ad opera della stessa criminalità camorristica che è presente intorno al ciclo
dei rifiuti solidi urbani, lucrando su ogni scelta o su ogni omissione. Quando con estrema disinformazione si afferma che i cittadini della Campania o i napoletani non vogliono bruciare i rifiuti ci si dimentica che non esistono inceneritori in tutto il territorio della regione. Uno enorme è in costruzione ad Acerra. E su questo impianto ci sarebbe da scrivere un libro. Comunque, se ci fosse l'inceneritore quelle balle non potrebbero essere bruciate.
Ecco che le autorità sono alla continua ricerca di siti per discariche per allocare i rifiuti: come potrebbe accadere nella propria casa quando si è alla ricerca di luoghi dove riporre libri, ad esempio. Si ammassano rifiuti ma non si lavora per dare soluzione al problema, per compiere il virtuoso ciclo fino allo smaltimento, a partire dalla differenziata.
Non mancano quanti suggeriscono di allocare i rifiuti in cave dismesse. Non sanno costoro che le cave sono presenti in terreni lapidei calcarei, altamente permeabili per fatturazione e carsismo, capaci di assorbire e trasmettere acque meteoriche e liquidi di percolazione, come rilevato dal prof. Giovan Battista de Medici docente di geologia applicata e
idrogeologia presso la Federico II di Napoli.
Oggi si parla di Pianura.
Pianura non è un centro vicino Napoli. Pianura è un quartiere della città che già per quaranta anni era stato sede di discarica poi dichiarata 'definitivamente chiusa', tanto che diversi erano i progetti di riqualificazione urbana.
Non è questa la sede per affrontare il tema dell'inquinamento esistente, dei pericoli per la salute, diritto costituzionale, e del disastro ambientale E' opportuno ricordare che il 23 Giugno del 2006 il Presidente del Consiglio dei Ministri con proprio decreto ha dichiarato lo stato di emergenza nel territorio di Acerra per inquinamento da diossina, centomila volte superiore ai limiti previsti dalla legge.
Per il sessennio 2000 - 2006 i fondi strutturali europei hanno destinato alla Campania circa 18 milioni di euro per la
bonifica dei territori inquinati ma ad oggi nessun risultato significativo è stato raggiunto. Esiste un altro Commissariato straordinario per la bonifica delle acque e dei territori inquinati dalle discariche e dai siti industriali!
Nel deserto dell'informazione che si è svegliata in questi ultimi tempi anche su sollecitazione della stampa estera, grande rilevanza hanno avuto le Assise di Palazzo Marigliano, che, su sollecitazione dell'avv. Gerardo Marotta, Presidente dell'Istituto per gli Studi Filosofici, hanno costituito un luogo di incontro, dibattito, proposta, aperto ai tanti 'resistenti' della città , che in questi anni hanno continuato ad essere coscienza critica e propositiva.
Potrei dire che con lo stesso spirito che anima Articolo21 quelli di Palazzo Marigliano hanno prodotto informazione. A questa informazione rimando e chiedo di visitare il sito www.napoliassise.it e di leggere il Bollettino delle Assise.
Autorevoli esperti (i professori Lucarelli, Marotta, de Medici, Gentilini, Capone, Iannello, Comella, Marfella, Burgio, De Vivo, Benassai, de Cunzo,Donatone e De Chiara, Raimondi, Zanotelli e ancora Ammendola, Manca, Fava ,Bergantino, Micillo, Cuccurullo, Gallo, Garofalo, Polichetti, Ricciardiello, Sarno, Straniero) che, con altri sono forze vive della città , hanno presentato una proposta complessiva per uscire dall'emergenza, per invertire la rotta nel rispetto della legalità e
della scientificità. In questo momento difficile per la Campania non mancano quanti per interessi personali e di basso profilo politico utilizzano anche la sofferenza dei cittadini e, anzichè confessare responsabilità, annunciano di essere in grado di produrre piani magici per affrontare e risolvere questioni complesse e annose. Riappare il qualunquismo ed emerge ogni trasformismo tipico dei tempi bui del nostro Paese.
Il Presidente Napoletano è allarmato. La questione è questione nazionale. La solidarietà verso la Campania sia una solidarietà verso gli uomini migliori che pur esistono. C'è un'altra Campania; non esistono soltanto scadenti professionisti della politica, mummificati in maggioranza o nell'opposizione e atterriti dal poter scomparire.
Il grande meridionalista Dorso aveva visto bene! Occorrono uomini di ferro per ricostruire. Forse qualcuno sta nascendo!
La "nostra" emergenza dura da circa quindici anni
di Iolanda Stella Corradino
“Improvvisa difficoltà, situazione che impone di intervenire rapidamente”. Questa la definizione che il “De Mauro-Paravia” dà del termine emergenza. Definizione che, a conti fatti, non può essere riferita alla situazione ambientale campana. La ‘nostra' emergenza, infatti, dura da circa quindici anni: nessuna “difficoltà improvvisa”, quindi, ma soprattutto nessun “intervento rapido”.
Il calvario della “terra dei fuochi” comincia nel 1994 quando, dichiarato lo “stato di emergenza”, il governo nomina il primo commissario che avrebbe dovuto tamponare la crisi. È solo nel 1996 che i poteri si ampliano e passano al presidente della Regione che in quel momento in Campania è Antonio Rastrelli. Ed è la sua amministrazione che organizza il bando di gara per appaltare la gestione di un ciclo integrato dei rifiuti. Le procedure vanno avanti con il suo successore, Andrea Losco (Udeur) e vengono concluse da Antonio Bassolino (Ds) che decide di affidare il tutto ad un consorzio di ditte formato da cinque imprese associate alla Impregilo (Impregilo International, Fibe, Fibe Campania, Fisia Impianti, Gestione Napoli). Le stesse imprese a giugno 2007 riceveranno dal gip Rosanna Saraceno l'interdizione a stipulare contratti con la pubblica amministrazione per un anno in materia di smaltimento della spazzatura e il sequestro preventivo di 753 milioni di euro.
I pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo cominciano a indagare nel 2002 dopo una denuncia del senatore del Partito della Rifondazione Comunista, Tommaso Sodano. Per il magistrato le aziende «con artifici e raggiri» hanno eluso i contratti, falsificato i risultati delle analisi, bloccato gli impianti per far crescere l'emergenza. Il tutto «con la complicità, se non la connivenza, di chi aveva l'obbligo di intervenire». Non a caso le indagini, dalle quali si aspettano nuovi sviluppi, hanno coinvolto il governatore Bassolino e molti dirigenti della struttura commissariale.
Ed ecco il punto: anziché risolvere le inadempienze, le ditte le hanno giustificate avvalendosi della dichiarazione di una “emergenza infinita”. Impregilo e soci hanno costruito ben sette impianti Cdr. Avrebbero dovuto edificare due impianti per la termovalorizzazione del combustibile ma ne hanno realizzato uno solo, quello contestatissimo di Acerra; infine avrebbero dovuto gestire tutti i rifiuti prodotti in Campania. La spazzatura doveva diventare materiale da bruciare (32%), compost destinato al recupero ambientale (33%), scarti ferrosi (3%) e solo il 14% doveva finire in discarica. Sette anni dopo la “grande impresa” non solo la Campania è piena d'immondizia, ma l'emergenza è diventata un enigma che non trova soluzione.
Anche perché quella che esce dagli impianti di Cdr è spazzatura triturata. Tanto che l'ormai ex commissario Alessandro Pansa (che ha preso il posto del precedente commissario Guido Bertolaso) ha deciso di far trasportare parte dei rifiuti direttamente in discarica. Ed intanto all'emergenza ambientale si aggiunge quella sanitaria, sociale, umana. Alcuni bambini nati negli ultimi anni riportano gravi malformazioni. Le mammelle delle giovani madri devono essere sottoposte a specifiche analisi per esser certi che non ci siano tracce di diossina nel loro latte.
Strano che tutto questo sia prodotto solo da “immondizia”. A “garantire” la crescita di malattie e problemi ambientali è la gran parte di rifiuti tossici che, provenienti da altre regioni, continuano ad essere sversati in Campania. E se Giugliano, qualche settimana fa, ha chiuso i battenti con Taverna del Re, la tensione cresce tra Pianura, Acerra, Melito, Napoli tutta. Con conseguenze già preannunciate: i nuovi siti si riempiranno presto, prima di quanti si pensi, e si ritornerà ai cumuli di immondizia in strada, a meno che non si scelga di avviare- e non si capisce come mai ad oggi non sia ancora partita- una seria raccolta differenziata. Sperando che, finché non si trovi una soluzione, non si debba continuare a “combattere” alzando barricate contro se stessi, alla ricerca di una possibile giustizia che, ad oggi, ha solo disatteso tutti.
iolanda.corradino@articolo21.info
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