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07/11/2008 La guerra del coltan
Chiara Castellani a Radio Popolare Salento: 'Attenzione, qui non si sta consumando un conflitto etnico, questa è una guerra commerciale'.
Che sta succedendo nel Nord Kivu? Si sta consumando una guerra più sporca di altre? O stiamo assistendo a un secondo atto della guerra etnica di hutu contro tutsi scoppiata tredici anni fa nel troppo vicino Ruanda?
Gli ultimi aggiornamenti. Dopo due giorni di combattimenti le forze ribelli guidate dal generale Nkunda hanno conquistato la città di Kiwanja e sconfitto le milizie filo-governative dei Pareco Mai-Mai. I cittadini, circa 35mila persone, sono stati costretti a lasciare le loro case e così i ribelli hanno avuto campo libero per saccheggiare, con tutta calma, le poche cose rimaste. Secondo testimonianze di caschi blu e reporters sul luogo, diverse decine di corpi sarebbero riversi nelle strade. Kiwanja è a soli 80 chilometri da Goma, la capitale del Nord Kivu. I combattimenti intorno alla città e a Rutshuru hanno costretto gli operatori umanitari a sospendere le loro attività. Il primo convoglio con il cibo era arrivato solo ieri e l'equipe di Medici Senza Frontiere (Msf) aveva ripreso a operare nei campi profughi. Nkunda ha accusato il governo di aver rotto il cessate-il-fuoco proclamato unilateralmente dal generale la settimana scorsa. Il generale tutsi sostiene, infatti, che le milizie Pareco Mai-Mai, costituite per lo più da hutu, siano sostenute direttamente dal governo di Joseph Kabila. Stessa sorte è toccata nel pomeriggio alla città di Nyanzale. Anche lì stesso copione: evacuazioni e saccheggi. Intanto, i mezzi corazzati del dell'Onu si sono schierati intorno a Kikuku e i soldati hanno l'ordine di sparare, se necessario. La possibilità di arrivare a una trattativa è sempre più remota.
Un conflitto esportato. Stiamo rischiando di assistere alla continuazione degli scontri etnici tra hutu e tutsi? Stando a quanto dichiarato a Radio Popolare Salento da Chiara Castellani, un chirurgo volontario che vive nella regione da diciotto anni, non dobbiamo farci ingannare. Quella che si sta combattendo è una guerra più sporca di tante altre, non si tratta solo di un conflitto etnico "esportato" dal Ruanda. Ma, leggendo tra le righe, è facile capire che diverse potenze "anglofone", nascoste dietro le spalle del presidente ruandese Paul Kagame e le sue mire espansionistiche, stanno facendo guerra alla Repubblica Democratica del Congo (DR Congo), colpevole di essere ricchissima di risorse del sottosuolo e di superficie. Diamanti, uranio, cobalto, un consistente patrimonio idroelettrico e coltan. Il coltan... tutti noi abbiamo una piccola quantità di coltan nelle nostre tasche: senza questo minerale i telefoni cellulari non potrebbero funzionare. Il suo prezzo è di poco superiore all'oro e l'ottanta percento dei giacimenti scoperti si trova proprio nella DR Congo, nel Nord Kivu a voler essere precisi.
Il Ruanda e le multinazionali. Nkunda ha cominciato a provocare disordini nel Kivu già da prima delle elezioni. Dietro alla supposta necessità di sostenere la minoranza tutsi dei Banyamulenge, ci sono gli interessi del Ruanda. Secondo Chiara Castellani, non c'era nessuna esigenza di proteggere un gruppo, quello dei Banyamulenge, abbastanza integrato nella società congolese. Nessuno ha interesse ad attaccare i tutsi, ma adesso, dopo le provocazioni del generale Nkunda e del suo gruppo armato, il rischio più grosso è che la minoranza tutsi attiri su di sé, incolpevole, l'odio della popolazione. "La vera ragione di questa guerra - continua la dottoressa Castellani - va ricercata nella difesa degli interessi delle multinazionali. Una difesa sponsorizzata da Kagame, che riceve il suo tornaconto". tratto da Peace Reporter
November 05, 2008 3:10 PM Subject: R: Fw: [osservatori_rdc] Messaggio - Appello sulla situazione in RDCongo.
Ciao a tutti. Le notizie che ricevo dal Congo in questo momento si riferiscono alla zona di Rutshuru, precisamente a Ntamugenga, villaggio oggetto di scontri violenti in queste ultime settimane. Oggi hanno iniziato l'evacuazione per i bianchi presenti là (suore e padri). I villaggi sono distrutti e il centro sanitario delle suore funge ad oggi da piccolo campo profughi.
Naturalmente dò la mia disponibilità per sostenere qualsiasi iniziativa. Cosa fare per influenzare il mondo politico per una presa di posizione ed un lavoro diplomatico mai come ora fondamentale?
Daniele
Goma - 2008 |
Data: 04/11/2008 20.18
A: <osservatori_rdc@liste.beati.org>
Ogg: Fw: [osservatori_rdc] Messaggio - Appello sulla situazione in RDCongo.
----- Original Message ----- From: Viviana Premazzi To: ANNA FAZI Sent: Monday, November 03, 2008 11:08 AM Subject: RE: [osservatori_rdc] Messaggio - Appello sulla situazione in RDCongo.
cao a tutti, vi giro una mail utile una mia amica ha creato insieme ad altri amici un'associazione www.twende.it per il congo. Sto inoltrando a loro le vostre e-mail così che magari possiate anche fare qualcosa insieme. In questi casi unire le forze è fondamentale.
Un caro saluto.
Viviana
IL DRAMMA SILENZIOSO DEL CONGO
Venerdi 7 novembre 2008 ore 21.00, presso i Missionari Saveriani in via Don Milani 2 a Desio, ci sarà una serata-conferenza per riflettere assieme sulla situazione attuale della Repubblica Democratica del Congo, ancora una volta protagonista della guerra.
Secondo una stima delle Nazioni Unite circa 45.000 persone sono state costrette a sfollare - spesso abbandonando campi profughi in cui erano già stati costretti a riparare nei mesi scorsi dopo l'inizio delle ostilità in agosto - ieri dalle zone intorno Goma per i combattimenti durati tutta la giornata tra l'esercito congolese, la Monuc e i ribelli del Cndp di Laurent Nkunda. [CONTINUA]
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AFRICA/CONGO RD -
Kivu: drammatiche testimonianze a Fides sulla situazione umanitaria
Kinshasa (Agenzia Fides)- “La situazione umanitaria nel nord Kivu è catastrofica” dice all'Agenzia Fides p. Sylvestre, Direttore di Radio Maria Regina di Pace, di Bukavu, capoluogo del sud Kivu. “Noi ci troviamo a 200 chilometri da Goma, la capitale del nord Kivu, assediata dai ribelli di Nkunda, ma ci sono pervenute testimonianze drammatiche sulle violenze contro la popolazione civile” afferma p. Sylvestre. “In particolare- continua il Direttore di Radio Maria- siamo venuti a conoscenza dell'uccisione di una ventina di civili nel villaggio di Kiwanja da parte delle forze di Nkunda, che davano la caccia ad una milizia locale che cerca di fermare la loro avanzata. Questa milizia è formata da giovani, anzi giovanissimi, del posto, che non hanno una vera motivazione politica ma cercano di difendere le loro case dagli assalti dei ribelli”.
Sotto la denominazione di Mai-Mai ricadono infatti diversi gruppi armati, molti dei quali allineati con il governo di Kinshasa, che operano nell'est del Congo. Sono questi gruppi che al momento cercano di contrastare le forze di Nkunda, dato che l'esercito regolare è inefficiente e corrotto.
Il massacro di Kiwanja è stato denunciato da un comunicato dell'associazione umanitaria Human Rights Watch (HRW), secondo il quale 20 civili, tra cui un giornalista congolese, sono stati “deliberatamente uccisi” in un combattimento tra i ribelli di Nkunda e la milizia filo-governativa Mai-Mai. HRW ha stigmatizzato il comportamento dei Caschi Blu della Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC) che secondo l'organismo umanitario “non sono in grado di difendere i civili che vengono attaccati deliberatamente”.
Altre drammatiche conferme delle drammatica situazione umanitaria nel nord Kivu giungono dalle equipe della Caritas a Goma. “Un team della Caritas a Goma segnala che vi sono stati 39 casi di stupro in un sol giorno, dieci dei quali hanno avuto luogo nel campo di Mugunga” afferma un comunicato inviato all'Agenzia Fides. “Molte vittime preferiscono soffrire in silenzio per timore di essere respinte dai loro mariti, piuttosto che parlare e cercare di essere curate”.
Mentre le condizione di sicurezza nel Congo orientale si deteriorano, molte donne sono a rischio di attacco soprattutto quando si addentrano nella foresta per cercare la legna per cucinare.
La Caritas ha iniziato la distribuzione di razioni alimentari nel Congo orientale a 64.000 persone che sono fuggite dalle loro case in seguito ai recenti episodi di violenza.
“La situazione è devastante" dice Alexander Bühler, di Caritas Germania. "Non si può sicuramente dire quante persone in totale abbiamo lasciato le loro case a causa della violenza, ma chiaramente sono più di 1 milione".
La Caritas sta effettuando la distribuzione di razioni alimentari sufficienti per 10 giorni, fornite dal Programma alimentare mondiale dell'ONU (PAM) in quattro campi ad ovest di Goma. Le razioni sono composte da farina di mais, piselli, olio vegetale e sale.
La situazione resta comunque disperata per molte persone all'interno e intorno a Goma. I campi sono sovraffollati e sono già stati segnalati casi di colera.
“È terribile. Non vi è alcuna fornitura di medicine, 800 persone condividono un solo rubinetto e l'igiene è praticamente inesistente” afferma Bühler dopo aver visitato un campo. (L.M.) (Agenzia Fides /11/2008 righe 40 parole 555)
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