I Partigiani ci raccontano...
N.A.Di.R. informa: in questi giorni al Senato è in discussione il progetto di legge presentato da AN che prevede il riconoscimento della qualifica di "militari belligeranti" per la RSI e conseguentemente l'equiparazione ai Partigiani e a tutti i combattenti per la Libertà della Resistenza.
Proponiamo le dichiarazioni di alcuni Partigiani che raccontando le loro storie ci riaccendono quella memoria storica indispensabile affinché quella Democrazia conquistata con sofferenza e sangue rimanga la colonna portante del nostro sistema sociale.
Introduce:
Leonardo Barcelo - Consigliere Comunale DS - Bologna
Ci raccontano:
Alessandro Masi (Segretario ANPI - Barca Sez. G. Tarozzi - Bologna)
Armando Gasiani (ANED Bologna)
Mario Anderlini (Presidente ANPI - Barca Sez. G.Tarozzi - Bologna)
Giorgio Righi (ANPI - Santa Viola Bologna)
Aldina Tartarini (ANPI - Barca Sez. G.Tarozzi Bologna)
Incontro con Giuliana Sgrena, straordinaria testimone della guerra in Iraq. La giornalista è stata protagonista di un tremendo, feroce episodio ancora non chiarito: l'auto su cui si trova diventa bersaglio del "fuoco amico" americano, e lei stessa viene sequestrata da resistenti iracheni. Una donna, un'inviata esplicitamente pacifista all'improvviso è ostaggio in uno scontro che non condivide. Giuliana non parla solo di sofferenza, di guerra, di esecuzioni sommarie, di violenze, ma ha ben chiari i ricordi di un popolo con la propria dignità, che affronta ogni giorno i disagi e l'intreccio di poteri scatenati dal conflitto; nelle sue parole c'è la visione razionale ma amorevole di quello che rimane della quotidianità in Iraq, oggi.
Intervista a Rita Borsellino
N.A.Di.R. informa:
La sua straordinaria vittoria dimostra con chiarezza che il cambiamento è possibile, non solo in Sicilia, ma nell'intero Paese e questo altro non può che confortarci, visti gli anni di malgoverno e di malcostume che hanno caratterizzato la nostra storia nazionale. Il riscatto dell'etica di cui si fa portavoce sull'onda della sua stessa esperienza di vita, dell'impegno rigorosissimo contro l'operato della mafia che l'ha vista in prima fila negli ultimi 13 anni, l'hanno portata a rappresentare una sorta di simbolo del riscatto etico sociale in Sicilia e ... non solo.
Intervista a Rita Borsellino
Rielaborazione scritta di Silvia Nanni
sull'intervista effettuata da Luisa Barbieri
a Crevalcore (Bologna)
Le volevo fare tantissimi complimenti per la vittoria straordinaria che ha commosso tutti, vittoria che ha riportato in Sicilia alle primarie dell'Unione. Tutto ciò dà la sensazione, a noi cittadini, che si possa essere sull'onda del cambiamento; è vero o è un'illusione?
Mi ha commosso, è vero… non tanto perché si trattava di un risultato aldilà delle mie aspettative, in quanto avevo visto, andando in giro, durante la campagna elettorale, che c'era una grande mobilitazione ed una grande sensibilità, quanto piuttosto per una concreta possibilità di cambiare. Avevo avvertito che la fiducia cresceva sempre di più, così come la speranza e quando poi ho visto ciò concretizzarsi nei numeri del risultato, devo ammettere di essermi commossa, dinnanzi appunto di un grande senso di responsabilità.
Quindi si parla più di speranza che non di paura che sta muovendo la Sicilia?
No, non c'è paura; c'è questa grande speranza che questa volta sia davvero possibile cambiare e questa grande voglia d'impegnarsi in prima persona.
Lei ha affermato che esiste una Sicilia diversa da quella dell'attuale presidente Cuffaro, che il desiderio di vivere nella legalità, di percepirsi partecipi, di concorrere allo sviluppo della regione, è palpabile nella comunità. Crede che la società civile, supportata da una potente guida, quale lei potrebbe rappresentare, ce la possa fare a battere il sistema mafioso? Cosa serve davvero alla Sicilia in questo momento?
Serve proprio questa ritrovata capacità di sperare che è il contrario della rassegnazione. Io credo, infatti, che la rassegnazione, sia il male più grave al quale ci si può abbandonare perché ti fa sentire impotente, ti fa sentire incapace. La speranza, al contrario, ti dà proprio la possibilità di andare avanti ritrovando la fiducia in se stessi, riprendendosi la propria dignità. Oggi io avverto che tutto questo c'è, avverto che gran parte dei Siciliani ha voglia di riprendersi la propria dignità e ricominciare a sperare.
Sento che quasi un'onda, tipo tsunami, sta in qualche modo inondando tutta la penisola o sbaglio?
Sì, in qualche modo ed io credo non sia un caso che tutto questo, ancora una volta, parta in maniera forte dalla Sicilia. Ricordiamoci quello che
avvenne nel '92, dopo le stragi; allora erano la rabbia ed il dolore ad aver messo tutto questo in movimento. Oggi è la consapevolezza, la forza, il fatto di sentirsi parte di un processo di rinnovamento e che parta dalla Sicilia è una cosa molto bella.
La Sicilia è sempre stata, peraltro, un cantiere politico molto importante. Lei, da quello che ho saputo, ama moltissimo stare a contatto con la gente, le piace molto parlare, ascoltare, soprattutto tentare di comprendere e questo è abbastanza particolare come atteggiamento per un politico. Ci lascia addirittura un po' spiazzati dal momento che, noi cittadini, siamo a contatto, con personaggi politici, senza generalizzare, nell'immaginario collettivo vissuti come il tecnico, l'addetto ai lavori, che tutto sommato ci fa sentire poco partecipi, poco ascoltati. Lei ha invece utilizzato come cardine della sua campagna elettorale la partecipazione.
Sono tredici anni che sto in mezzo alla gente, ho cominciato all'indomani delle stragi. Avevo bisogno di stare in mezzo a loro, per percepire la possibilità che un riscatto ci potesse davvero essere ed ho imparato quanto importante sia comunicare con le persone. Proprio questo stare in mezzo alla gente, mi ha fatto capire le delusioni, mi ha fatto capire cosa loro mancava ed il distacco, sempre più forte nei confronti della politica, risiedeva proprio nell'assenza di dialogo. La politica era sentita come altro, come appunto materia degli addetti ai lavori e questo l'aveva gradatamente allontanata da un interesse comunitario. Eppure quando mi sono resa conto che ancora c'era questa voglia di cambiare, di ottenere un riscatto, mi sono proposta perché sapevo che i Siciliani mi conoscevano, avevano fiducia in me, sentendomi una d loro. Avvertivo questo rapporto basandomi sul fatto che avevamo comunicato tanto. Non è pertanto un caso, una volta messa a disposizione la mia candidatura, la creazione intorno a me di questo movimento che poi ha continuato a camminare con le sue gambe diventando qualcosa che ognuno ha sentito come proprio. Allora, a partire da ciò, ancora come una volta, la politica ha recuperato il suo significato, riassumendo il suo valore gratuito affinché ognuno investa la propria volontà di riscatto.
La sensazione molto forte che si ha è che lei sia diventata un sorta di simbolo di riscatto, anche per i giovani, un simbolo non solo della Sicilia, ma di tutto il paese supportato dal fatto che lo percepiamo anche noi, abitanti del centro- nord?
Mai identificarmi però solo come simbolo passivo in quanto la sua importanza risiede proprio nel radunare intorno a sé un movimento concreto, un punto di riferimento che sia atto a fare, a costruire e a lavorare assieme. Ciò che abbiamo del resto fatto a suo tempo, inizialmente come movimento di volontariato che oggi si cala nella realtà e diventa politica con la consapevolezza e la percezione che tutto quello che si è fatto fosse una sorta di premessa.
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Quanto lei crede sia importante per un politico mostrare integrità ed osservanza dell'etica morale, cosa alla quale noi cittadini teniamo moltissimo?
Io ho proprio proposto questa mia candidatura nel segno della discontinuità, ne ho parlato nei confronti di un modo vecchio di fare politica, in termini di perdita di un senso etico delle persone e delle scelte..
Crede dunque anche lei che una sana informazione mediatica e non manipolativa, quale quella che stiamo continuamente subendo in questa fase storica, possa aiutare la gente e, quindi i sociale, a crescere, ad acquisire quella grande forza innovativa e progressista a cui, solo attraverso un'autentica cognizione, si potrebbe di nuovo dare vita?
Credo sia indispensabile, proprio come diceva lei, una comunicazione non manipolata,volta a non distorcere il messaggio che deve conseguentemente arrivare pulito, netto, soprattutto alle nuove generazioni.
So che lei è presidente onorario dell'associazione “Libera”, dell'associazione “Pier Acutino”, contro la talassemia, so che state costruendo un padiglione di ematologia a Palermo e, dunque, cosa ne pensa della sanità in Sicilia?
Beh, si tratta di uno dei più grandi problemi, forse il Problema perché assorbe il bilancio regionale e,purtroppo, si tratta di una cattiva sanità, sottoposta a numerose manipolazioni ed infiltrazioni molto gravi. E' ormai nella stragrande maggioranza in mano al Privato ed in ciò non ci sarebbe nulla di male se questo soggetto non ne facesse un centro di potere, sottraendo fondi e risorse al Pubblico, giunto ormai allo sfascio. Si tratta di un Privato in cui le tariffe delle convenzioni, riscontrabili dai documenti, si stabiliscono nei retrobottega della mafia. E' conseguentemente molto importante ricondurre il tutto ad una dimensione etica, oltre che per risanare un bilancio regionale, troppo condizionato dalle cifre di un modello privato che non permette al pubblico di funzionare .
In ultimo, non possiamo non citare il pericolo che sta correndo la legge Rognoni- La Torre che attacca, da oltre vent' anni, le ricchezze che la mafia detiene nel nostro paese. Se dovesse essere approvato il disegno di legge che consente al governo il riordino in materia disciplinare e di destinazione dei beni sequestrati ad organizzazioni criminali, tutti i beni confiscati, quindi tutti questi terreni coltivati da cooperative di giovani nonchè gli immobili trasformati in sedi di servizi sociali, finirebbero in una sorta di limbo, in un a sorta di assoluta incertezza . Lei cosa ne pensa?
Vede questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore perché l'Associazione Libera, di cui sono per l'appunto presidente onorario, dieci anni fa riuscì a far approvare la Legge. 109 del '96 che rappresentava una prosecuzione ideale di quella legge Rognoni- La Torre che risaliva a più di vent'anni fa e che prevedeva la sottrazione di beni confiscati alla mafia. Indubbiamente una legge importantissima, che costò la vita allo stesso La Torre e che consente la confisca dei beni anche se dopo lunghi iter giudiziari dal momento che bisogna raggiungere l'ultimo stadio processuale per decretarne la confisca vera e propria. Ne consegue il fatto che spesso arrivavano in completo degrado e si alimentava così la voce che questi, in mano della mafia, risultavano territori produttivi, ma che poi, in mano dello Stato, e quindi della legalità, non producevano più. Noi, con l'Associazione Libera, appena nata, abbiamo raccolto, a livello nazionale, un milione di firme per permettere l'uso sociale dei beni confiscati alla mafia appunto prevedendo che, nel giro di pochissimo tempo, essi vengano assegnati ai comuni di appartenenza per farne un uso sociale. Tutto questo, nonostante vari problemi del caso, ha funzionato bene grazie alla nomina di un emissario statale, incaricato di vigilarne il funzionamento. Purtroppo però l'istituto di questo emissario è stato eliminato; questi beni finivano inevitabilmente in un calderone, gestito dal demanio che, con tutto il rispetto, del circuito che si occupava della gestione, era indubbiamente il più fragile. Eppure, nonostante la sola gestione di questo problema comporti ingenti sforzi, si erano fatti numerosi passi avanti, a dimostrazione del fatto che fruttavano anche i beni gestiti dalla collettività ed esistono tanti esempi importanti a tal proposito: dalla produzione di olio, della pasta, del vino.
Oggigiorno, invece, si sta mettendo mano a questa legge non per migliorarla, dati i buoni risultati ottenuti, ma per creare un disastro straordinario in quanto la nuova proposta stabilisce che, chiunque abbia interessi a tornare in possesso di questi beni, può chiedere la revisione dei processi e quindi il ritorno ai cosiddetti e presunti proprietari, senza limiti di tempo. E dunque una cooperativa, cui viene assegnato un bene, spesso in condizioni pessime, deve renderlo produttivo scontrandosi con tutti i problemi per accedere al credito in quanto non proprietaria e, pur riuscendo nel suo intento, da un momento all'altro può essere sottoposta a confisca per via della riapertura di processi obsoleti sulla base d' inconsistenti rivendicazioni. Allora, dopo tanti sforzi, chi s'imbatterebbe più in una simile attività, considerando anche tutti i rischi che essa comporta? Quindi è un segnale devastante dal punto di vista morale oltre che un dannosissimo segnale economico.
Quali rischi per esempio hanno corso queste cooperative?
Ci sono state intimidazioni, episodi in cui si è bruciato il raccolto pronto, episodi in cui non si è trovato chi potesse andare a trebbiare il grano già pronto in quanto la mafia è sempre una presenza incombente e questi giovani rischiano ogni giorno. Nonostante tutto hanno perpetuato però il loro compito, ricevendo tanti gesti di solidarietà da parte anche di cooperative di sostegno provenienti da diverse regioni italiane. Quindi esistono prove concrete di appoggio e distruggere tutto questo non può che essere letto come un gesto criminale. “Libera” conta infatti 1500 associazioni coordinate e forse la nostra forza risiede proprio nel numero e nella grande diffusione territoriale, penetrata e non penetrante.
Posso chiederle il motivo di questa sua graditissima visita a Bologna?
Sono cittadina onoraria da anni di Crevalcore e sono venuta molte volte qui dove sento un'appartenenza molto forte, scorgendo volti di amici e persone che, in tredici anni di lotte assieme, di fronte alla mia proposta di candidatura, mi hanno abbracciato sostenendomi malgrado non potessero votarmi direttamente. Questa sera è l'ennesima, bellissima dimostrazione di questo percorso assieme; commovente vedere centinaia di volti di persone che mi vogliono e a cui voglio bene.
Progetti legalità per far crescere le coscienze
di Natya Migliori*
Saranno più di mille gli studenti di tutta Italia che sbarcheranno al porto di Palermo alle 8.00 di domattina, a bordo della “Nave della legalità” per rendere onore, in seno alla seconda edizione della manifestazione organizzata dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, ai giudici siciliani assassinati dalla mafia nel XV anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Ad accoglierli, gli studenti siciliani. Con le loro coscienze e una percezione dei concetti di mafia, legalità e giustizia trasformata da 15 anni di battaglie antimafia. Battaglie come quella condotta da Rita Borsellino, capogruppo dell’opposizione all’Assemblea Regionale Siciliana, e soprattutto rappresentante della societa’ civile isolana, dalla Sicilia onesta che non si arrende al ricatto della mafiosita’.
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