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Assoc. Medica Disturbi di Relazione

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Bambine di Carta
Età media: 16 anni ... numerose sono le quattordicienni ed è raro che raggiungano i venti ed hanno nomi esotici che mal si confanno alle facce da bambine su corpi imberbi.
Nomi spesso imposti dalle Agenzie o dalle Madri - cerbero presenti in ogni momento: nel backstage o sul set di uno "shooting" ... o nel momento del "casting" ...
Mai parlare in maniera comprensibile ... per essere "fashion" bisogna tirarsela, usare il linguaggio degli addetti ai lavori, fare finta di essere tecnici specializzati di un mondo che attrae su di se più sguardi di qualunque altro, eccettuati forse cinema e televisione .. quel mondo che in un termine ormai obsoleto viene definito "MODA" e nello specifico quel girone infernale che è l'avvenimento "sfilata".
La "sfilata", in gergo "catwalk", letteralmente cammino del gatto veicola nelle menti e nelle fantasie dei più una sfilza di stereotipi ...
Stereotipi che si concretizzano in LORO: le MODELLE, le dee irraggiungibili, le bellezze esaltate dai media, le dive che passano la vita tra dieci minuti di applausi, feste, corteggiatori, denaro e felicità.
Ma cambiando il punto di osservazione, come sempre, le cose appaiono diverse ... sbagliate, distorte ... riflesse in uno specchio rovesciato ...
Lavorando nel favoloso mondo di cui sopra, il disincanto arriva prestissimo, basta fare l'esperienza di un unico defilè come vestierista ... ovvero come bestia da soma nel retro di una passerella, neanche la più importante.
Riesci così a vedere, a toccare le dee ... le guardi fin troppo da vicino ... e se le osservi molto, molto bene distogli lo sguardo ...
In un'occhiata la realtà ti colpisce duro.
Quelle che vedi non sono affatto dee ... sono ragazzine, poco più che bambine ... che masticano il chewin - gum e che fanno fatica a sostenere il tuo sguardo ...
Bambine che giocano a far le donne ... che arrivano con i loro sandaletti da lolite i erba e che vengono dipinte, imbellettate, travestite e buttate sotto gli occhi impietosi di gente che non si farà nessuno scrupolo a parlar di loro come se non ci fossero.
Non è solo la loro magrezza a sconvolgere, quella magrezza estrema che le rende perfetti appendiabiti viventi, ma la loro assenza ...
Si lasciano manipolare come bambole, senza lamentarsi se sono alle prime armi, con mille pretese se sono già "arrivate" ... annullandosi completamente di fronte alle richieste della tendenza del momento.
Sono tali e tante le trasformazioni a cui vengono sottoposte in un lasso brevissimo di tempo, talmente violenti i commenti che vengono fatti sulle loro facce, sui loro corpi, sui loro capelli, che quando arrivano al culmine della carriera, a venticinque anni o giù di lì, l'opinione che hanno di loro stesse è molto vicina allo zero assoluto.
C'è poi una grande distinzione da fare ... esistono intanto due diverse grandi categorie di modelle e indossatrici: le bellissime che, per una serie di fattori incoerenti e variabili, sanno di poter fare una carriera notevole e che puntano in alto e le altre ... quelle destinate alla piccola casa di mode, che non si può permettere il gran nome o al servizio fotografico di medio livello.
Le prime, quasi sempre assistite da madri ambiziose o da booker servili, arriveranno a guadagnare anche venti milioni netti per quattro ore di lavoro, saltabeccando per il globo, girando quindici città in due settimane.
Rimanendo in piedi per anche dieci ore consecutive con indosso pellicce su una spiaggia caraibica, cercando disperatamente di non svenire nonostante il caldo umido, il trucco ed il semidigiuno al quale si sottopongono con regolarità svizzera.
Sopportano uno stress psicologico senza eguali … devono essere sempre diverse da loro stesse … hanno sempre qualcosa che non va, che va corretto, cancellato o modificato.
I loro occhi sono o troppo distanti o troppo vicini … le loro gambe troppo corte o troppo magre. Continuamente ascoltano i fotografi, le redattrici delle grandi riviste, le madri delle altre, dire la loro su quali e quanti trattamenti dovrebbero fare per essere perfette.
Fino all'assurdo, fino al fotografo famoso che , scattando una dietro l'altra le immagini che gli avrebbero fatto guadagnare centinaia di milioni, disse una frase: “Ricorda modella che tu sei fatta di carta e non di carne … non devi dire assolutamente nulla … guarda l'obbiettivo e taci”.
Poi ci sono le altre … un esercito di volonterose ragazze che sanno di non avere i numeri per volare ai vertici della professione … oppure che si illudono disastrosamente di averli e si accaniscono collezionando una delusione dietro l'altra.
In questo gruppo di “meno belle” ci sono ragazze di tutti i tipi e di tutte le età … dall'americana sedicenne che non sa una parola di italiano e che si mette coscienziosamente l'apparecchio sui denti tra un lavoro e un altro, fino alle splendide venticinquenni che si sono pagate gli studi facendo questo faticoso mestiere e stanno arrivando alla laurea e all'inizio della loro nuova vita.
Sono forse più fortunate delle “top” perché non si immergeranno mai del tutto nel fango dei vertici, ma soffriranno per altri motivi … uno in particolare: il complesso delle “numero due” … della seconda scelta e quello che fa più impazzire è che tra loro ci sono donne dalla bellezza sconvolgente, che si sentiranno sempre più brutte dei cigni dell'ultimo piano, dell'attico.
Una cosa hanno tutte in comune: lavorano come cani, lavorano tantissimo, sempre, continuamente … perché il loro lavoro è il loro corpo, che diventa sempre il centro del loro esistere ed è sintomatico che molte diventino sempre più magre … fino a voler sparire.
La loro giornata tipo è un susseguirsi di attività frenetiche: tanto movimento e pochissimo cibo, le ho viste nutrirsi esclusivamente di acqua e yogurt, salvo strafogarsi di nascosto con gli avanzi del buffet … svenire e riprendersi ed essere spinte dopo un attimo in passerella … buttare giù anfetamine come fossero caramelle … prendere ogni tipo di farmaco antifame e tirare su per il naso vagonate di cocaina.
Il peso è la loro ossessione, tra di loro parlano quasi sempre di cosa mangiare e di come non ingrassare … il rito del vomito è comune a molte. Ne parlano come di un gesto normale, come lavarsi i denti o pettinarsi.
Nessuno si preoccuperà di questo: il loro dovere precipuo è rimanere magre.
Con loro la gente comune non è mai onesta: le donne muoiono dall'invidia, gli uomini non perdono occasione per provarci.
La modella è la puttana per antonomasia.
Non può e non deve avere una volontà diversa da quella che le viene assegnata: quella di essere il tempio della bellezza irraggiungibile, quella stessa bellezza assurda che le donne eleggono come meta dei loro sforzi.
Un personaggio malsano che vive più nell'immaginario femminile che in quello maschile e viene abilmente sostenuto e mantenuto florido dalla miliardaria industria dell'abbigliamento, dei cosmetici e soprattutto della pubblicità e dei media.
Alla fine, questa nevrosi collettiva, fa una moltitudine di vittime: le donne della strada, le impiegate, le casalinghe, le studentesse che continueranno a sospirare guardando le foto delle riviste patinate … sognando di avere abiti impossibili e di essere come non sono, e quelle bambine viziate ed ancora disperatamente innocenti che vengono usate per mantenere vivo il SOGNO.
Rita Pierantozzi
 
 

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