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          N.A.Di.R. in missione: Mivo (Ngozi - Burundi)    Missione di interscambio socio-sanitario N.A.Di.R. - Burundi  FILMATO (clicca e guarda)
  L'Associazione N.A.Di.R. (Organizzazione di Volontariato - Onlus a carattere socio sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare inquadrabili nell'ambito dei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione sul territorio nazionale con allargamento nel Sud del Mondo attraverso missioni di interscambio) presenta una testimonianza della Missione avviata in collaborazione con la Congregazione burundese delle Suore di Bene Mariya.
 
 La costruzione di un ospedale di 1° livello (secondo l'OMS) sulle colline di Mivo, una zona molto vasta e scoperta da ogni servizio socio-sanitario collocata nel nord-est del Burundi. La N.A.Di.R. si è impegnata nella collaborazione dell'avvio della struttura sia per quanto riguarda il supporto sanitario, sia per quanto riguarda la formazione di personale del luogo destinato a portare avanti la struttura ospedaliera. Vista la difficile situazione umanitaria, la N.A.Di.R. cerca di provvedere alla copertura economica dei trattamenti sanitari (adozione dell'ospedale) che in altro modo sarebbero usufruibili solo a pagamento, conseguentemente inufruibili dalla gente della collina di Mivo che versa in condizioni di estrema povertà.
 
 L'interscambio prevede, in proiezione futura, la possibilità di interazione-integrazione di alcuni pazienti trattati seguendo il programma medico rieducativo atto a disavezzare dalle dipendenze autodistruttive che li caratterizzano
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     L'ospedale “Maria Madre della Divina Provvidenza” nasce nel 2001 da un'idea della Sig.ra Maria Belleri (ostetrica italiana burundese di adozione in quanto da 30 anni a questa parte lavora alacremente in Burundi ove è riuscita a realizzare svariate opere di utilità sociale), di Suor Daphrose Kiraniguye e di Suor Maria Teresa (medici burundesi laureate in Italia) facenti ambedue capo alla Congregazione burundese delle Suore di Bene Mariya.
L'ospedale “Maria Madre della Divina Provvidenza” nasce nel 2001 da un'idea della Sig.ra Maria Belleri (ostetrica italiana burundese di adozione in quanto da 30 anni a questa parte lavora alacremente in Burundi ove è riuscita a realizzare svariate opere di utilità sociale), di Suor Daphrose Kiraniguye e di Suor Maria Teresa (medici burundesi laureate in Italia) facenti ambedue capo alla Congregazione burundese delle Suore di Bene Mariya. 
     
    Ingresso principale Ospedale “Maria Madre della Divina Provvidenza” 
     
     
     
    
       L'idea di avviare la costruzione di un ospedale di 1° livello (secondo OMS) nella zona di Mivo (provincia di Ngozi nel nord del Burundi a pochi chilometri dalla frontiera con il Rwanda), pur avendo a 8 chilometri di distanza l'ospedale della città di Ngozi (in condizioni fatiscenti e a tutt'oggi in ristrutturazione con utilizzo di fondi di entità più che considerevoli concessi dalla Banca Mondiale), pur essendo osteggiato da parecchie persone ed associazioni, risponde ad una reale necessità in quanto potrà coprire i bisogni sanitari della popolazione vastissima che popola le colline dell'altipiano di Mivo. Vuole tentare di proporre una metodica medica più vicina al concetto stesso di cura e prevenzione impegnando, attraverso una lunga ed estenuante opera di formazione, personale del luogo favorendo così un tentativo di ripresa economica in un paese martoriato da lunghi anni di guerra civile ed invalidato da un sistema governativo cieco e sordo alle esigenze della base.
L'idea di avviare la costruzione di un ospedale di 1° livello (secondo OMS) nella zona di Mivo (provincia di Ngozi nel nord del Burundi a pochi chilometri dalla frontiera con il Rwanda), pur avendo a 8 chilometri di distanza l'ospedale della città di Ngozi (in condizioni fatiscenti e a tutt'oggi in ristrutturazione con utilizzo di fondi di entità più che considerevoli concessi dalla Banca Mondiale), pur essendo osteggiato da parecchie persone ed associazioni, risponde ad una reale necessità in quanto potrà coprire i bisogni sanitari della popolazione vastissima che popola le colline dell'altipiano di Mivo. Vuole tentare di proporre una metodica medica più vicina al concetto stesso di cura e prevenzione impegnando, attraverso una lunga ed estenuante opera di formazione, personale del luogo favorendo così un tentativo di ripresa economica in un paese martoriato da lunghi anni di guerra civile ed invalidato da un sistema governativo cieco e sordo alle esigenze della base. 
     
    
     
    Suor Daphrose Kiraniguye 
     
    
       Viste le indescrivibili condizioni di vita che la gente del posto è costretta ad affrontare, gli 8 chilometri che separano la zona centrale di Mivo (la popolazione si estende su di un territorio molto vasto e di difficile transito) dall'ospedale della città sono davvero tantissimi. Nessuno possiede automobili e la strada che congiunge Mivo a Ngozi è impraticabile durante la stagione delle piogge, mentre nella stagione secca (molto breve per la verità) la situazione migliora di quel tanto da impedire in ogni modo spostamenti adeguati alle esigenze di persone ammalate e, ancora peggio, in condizioni di emergenza sanitaria (occorre sottolineare che le ambulanze sono inesistenti e/o inutilizzabili).
Viste le indescrivibili condizioni di vita che la gente del posto è costretta ad affrontare, gli 8 chilometri che separano la zona centrale di Mivo (la popolazione si estende su di un territorio molto vasto e di difficile transito) dall'ospedale della città sono davvero tantissimi. Nessuno possiede automobili e la strada che congiunge Mivo a Ngozi è impraticabile durante la stagione delle piogge, mentre nella stagione secca (molto breve per la verità) la situazione migliora di quel tanto da impedire in ogni modo spostamenti adeguati alle esigenze di persone ammalate e, ancora peggio, in condizioni di emergenza sanitaria (occorre sottolineare che le ambulanze sono inesistenti e/o inutilizzabili). 
     
    La condizione di povertà nella quale versa la gente di Mivo è davvero indescrivibile, ho qualche dubbio che anche un bravo scrittore o un poeta sarebbero in grado di esprimere adeguatamente le emozioni che non possono non inondare anche l'animo più insensibile: tutto viene considerato un lusso………. le scarpe, gli abiti, il sapone, i quaderni, le penne biro ……….. il cibo ……… non parliamo poi delle case! 
    Povere case di fango e sterco con il tetto di paglia intrecciata….. nessuna finestra, niente acqua, niente luce……. solo terra rossa fuori casa, dentro casa….. negli occhi, nel condotto uditivo, credo che anche i polmoni di quella gente abbiano un bel colorito rosso sabbia! 
    

     
    Il villaggio dei Batwa: progetto Ong S.V.I. 
    
    
      
       
    
     
    L'ospedale di Mivo potrebbe davvero contribuire a cambiare la condizione di vita di tanta gente: impiego presso la struttura, formazione sanitaria, prevenzione, cure adeguate! 
    Trovo che essendo ideato e costruito da medici burundesi (con aiuti economici di tante associazioni e tanti privati italiani) i piccoli, ma efficaci cambiamenti evolutivi che potrà apportare riusciranno ad entrare nel tessuto sociale in maniera molto più efficace che se fossero indotti da chi di quella cultura sa poco o nulla. Spesso ci si impegna (agitandosi un po' troppo in preda a quella sdr. di onnipotenza-impotenza che colpisce ogni volontario alla vista di quell'incredibile disastro umano ) per ottenere cambiamenti rapidi ed assolutamente inefficaci atti solo a condizionare la gente ad accattonare aiuti umanitari senza credere di avere reali possibilità di crescere e migliorare autonomamente la propria qualità di vita. Io credo in chi come Padre Zanotelli continua ad urlare: “L'Africa deve imparare ad aiutare l'Africa” …….. chi di noi vuole dare una mano lo deve fare con umiltà, animato da quella voglia di imparare anche ciò che non condivide per poi riuscire ad entrare nel tessuto sociale, comprendere, interagire……….. condividere fidandosi di chi all'apparenza non sembra in grado di evolvere, di chi all'apparenza sembra assopito nel lungo sonno della miseria. Fidarsi è difficile, ascoltare è difficile, imparare è difficile. È molto più immediato insegnare quella “scienza” di vita che la nostra società ha sviluppato dimenticando tante volte il grande valore dell'essere umano! 
     Non nascondo che anch'io nei primi giorni ero parecchio arrabbiata, mi sembrava ingiusto mangiare ai pasti mentre là fuori la gente continuava ad osservare il digiuno forzato determinato dal non possedere altro che un cuore caldo, palpitante …. ma null'altro, nemmeno una lacrima per piangere una vita senza speranza, quasi in attesa della morte certa per la più banale delle malattie o semplicemente per fame, per freddo; non riuscivo a prendere sonno in quel letto comodo coperta da una soffice trapunta ed avvolta dal profumo del sapone di marsiglia usato per lavare a mano quei lenzuoli ricamati che le suore mi avevano messo nel letto ………… loro, quelli che dovrebbero possedere quella terra dove stavano dormendo ? con che cosa si coprivano ? la notte è fredda, buia ……… loro raggomitolati in quelle capanne sull'argilla polverosa e fredda, unica coperta uno straccio di cotone che di giorno funge da abito ……….. stomaco vuoto o ripieno di patate dolci che non hanno alcun potere nutrizionale, ma danno tanto il senso di sazietà!
Non nascondo che anch'io nei primi giorni ero parecchio arrabbiata, mi sembrava ingiusto mangiare ai pasti mentre là fuori la gente continuava ad osservare il digiuno forzato determinato dal non possedere altro che un cuore caldo, palpitante …. ma null'altro, nemmeno una lacrima per piangere una vita senza speranza, quasi in attesa della morte certa per la più banale delle malattie o semplicemente per fame, per freddo; non riuscivo a prendere sonno in quel letto comodo coperta da una soffice trapunta ed avvolta dal profumo del sapone di marsiglia usato per lavare a mano quei lenzuoli ricamati che le suore mi avevano messo nel letto ………… loro, quelli che dovrebbero possedere quella terra dove stavano dormendo ? con che cosa si coprivano ? la notte è fredda, buia ……… loro raggomitolati in quelle capanne sull'argilla polverosa e fredda, unica coperta uno straccio di cotone che di giorno funge da abito ……….. stomaco vuoto o ripieno di patate dolci che non hanno alcun potere nutrizionale, ma danno tanto il senso di sazietà! 
     Non sopportavo la vista di quei bambini dai grandi occhi neri come la pece, così luminosi da potervisi specchiare potendo così vedere quel mio viso pallido, pasciuto e triste … quel viso da “saputella” “muganga” ( medico ) europea che credeva di potere cambiare il mondo in 1 mese!!
Non sopportavo la vista di quei bambini dai grandi occhi neri come la pece, così luminosi da potervisi specchiare potendo così vedere quel mio viso pallido, pasciuto e triste … quel viso da “saputella” “muganga” ( medico ) europea che credeva di potere cambiare il mondo in 1 mese!! 
    Mi attraevano tanto da volerli stringere uno ad uno, tanto da volerli lavare, vestire, nutrire… e mi spaventavano allo stesso tempo, così pieni della loro dignitosa povertà, di quella gioia di vivere, di sorridere, di gioire dinanzi a quello che per noi è il nulla! 
    Il lavaggio collettivo alla fontana di Mivo 
    
      
Mi spaventavano gli sguardi curiosi, divertiti … a volte tinteggiati di quell'astio che denuncia l'orgoglio di chi non vuole più colonizzatori carichi di boria e di buonismo… degli adulti, sprt. di quelle splendide donne dai lineamenti delicati e dal portamento elegante. 
    
    
    Non potevo fare altro che osservare con rispetto, sussiego e umiltà … il mio ruolo in quel momento era solamente quello di imparare … questo mi ha aiutata perché ho cominciato a vedere, a vedere al di là della povertà, degli abiti sudici e sdruciti, dei piedini nudi e pieni di piaghe suppurate provocate dalle pulci penetranti … al di là di quegli occhioni, di quei pancioni tesi dalla fame e dai parassiti che famelicamente trovano un habitat ideale alla loro sopravvivenza. 
    Ho visto un modo di vivere, ho visto che le case che all'apparenza erano solo sudice capanne di fango e sterco, in realtà erano dignitose abitazioni … qualche vezzo, qualche piccolo “lusso” , sicuramente tanto orgoglio e tanta dignità ... ho cominciato a domandarmi se la povertà è quella che appare oppure se è qualche cosa di più difficile da scorgere ad una prima occhiata… mi sono domandata: “ma i poveri chi sono ? la povertà è la mancanza di cose ? o la mancanza di affetto, la solitudine ?” 
    Forse … spero … lo voglio credere, se non altro… che la gente di Mivo abbia capito prima il mio smarrimento, poi ciò che si stava delineando dentro di me: il rispetto assoluto per la loro cultura, per il loro modo di intendere la vita. Sono iniziati i sorrisi, la voglia di comunicare … ho persino tentato qualche timido saluto in kirundi, qualche parola con accento sicuramente ridicolo, ma nessuno mi ha mai presa in giro per il tentativo che stavo facendo: io volevo e voglio parlare, interagire… la gente faceva a gara per insegnarmi la lingua, sciorinavano parole, modi dire burundesi tra sorrisi e sguardi carichi di orgoglio per ciò che potevano fare con me … “straniera, bianca, ricca, colta”, ma… alla ricerca dei loro insegnamenti… io lo so, loro lo sanno: prima di tutto è chi arriva come ospite che deve imparare, poi … è tutto da verificare!! 
    Il kirundi è una lingua melodiosa, sa di Africa… quell'Africa che tutti noi abbiamo coltivato negli anfratti del nostro immaginario… forse le fiabe che ci raccontavano quando eravamo bambini, forse i films romantici che mostrano un continente tanto ricco quanto derubato dai “buonisti” che “salvano il mondo” riempiendosi le tasche di petrolio, diamanti, oro, esseri umani e che “si lavano l'anima” inviando immondizia perché … “tanto laggiù, nel continente nero nessuno ha niente, quindi tutto serve, tutto può andare bene … dai farmaci e prodotti medicali scaduti, agli abiti mangiucchiati dai topi (quelli del mondo “civile”… però), ai rifiuti impossibili da smaltire nel nostro mondo lustro e sgargiante di luci e di colori, ma consumato dalla sua stessa fame di possedere, possedere, come se questo rappresentasse l'essenza stessa della vita, l'immortalità”. 
    
    
    
    
    “Ora so perché c'è tanto bisogno di Dio 
    Ora so cosa significa avere bisogno di pregare 
     
    Siamo tutti talmente piccoli e inutili 
    fragili e impotenti 
    per riuscire ad affrontare da soli tanta ingiustizia 
    tanta miseria materiale
    tanta ricchezza spirituale” 
     
     
    La festa dei Batwa 
    
    
     
    La Dott. L.Barbieri e la Dott. D. Kiraniguye con la gente della collina di Mivo 
    
     
    
  
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