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Assoc. Medica Disturbi di Relazione

"associazione a carattere socio-sanitario  destinata  alla cura e alla prevenzione dei Disturbi del Comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità), inquadrabili nei Disturbi di Relazione, attraverso un'azione diretta sul territorio nazionale con allargamento nel Sud del Mondo attraverso missioni di interscambio "

 

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Secondo me gli obiettivi prioritari dell'ospedale di Mivo si riassumono nei punti che tenterò di definire passo, passo schematizzandoli per ottenere un effetto maggiormente significativo e pregnante:

  1. Dare una buona sanità a tutti . Nei paesi poveri afflitti da guerre, sfruttamento, regimi governativi manipolati e manipolativi regna sovrana la fame (intesa in senso lato). Una fame atavica che non si riferisce solamente alla mancanza di cibo (peraltro oggettiva e reale), ma che si estende a tutto ciò che per le popolazioni ricche del 1° mondo è “dato per scontato”, non rappresenta più un bisogno. Da noi i bisogni sono indotti, destinati a creare costante insoddisfazione per soddisfare quei pochi che rappresentano l'élite che di quei finti bisogni ne fa una miniera destinata a produrre denaro e potere … un potere non solamente economico e politico, ma anche e soprattutto psicologico.
  2. Insegnare, utilizzando la dimostrazione, in che direzione cambiare e perché. Su questo punto mi fermerei per sottolineare la fondamentale importanza di avere come referenti prioritari dei medici burundesi come Suor Daphrose e Suor Maria Teresa che conoscendo sino in fondo la mentalità della gente, condividendola per via del loro stesso percorso vitale possono con cognizione dare i tempi e definire le modalità per attuare in maniera adeguata i possibili cambiamenti destinati a migliorare la qualità di vita della popolazione.

Noi medici europei, abituati a ritmi e lavorativi e vitali completamenti diversi, rischieremmo, agendo da soli, di “violentare” e stravolgere un assetto sociale che comunque ha un suo equilibrio procurando danni sovrapponibili a quelli che purtroppo negli anni passati hanno dato i loro frutti attraverso il colonialismo (sia laico che religioso). C'è bisogno di tempo, di pazienza, di umiltà, di capacità di adattamento e di fiducia orientata verso coloro che potrebbero divenire gli usufruitori di questa azione combinata.

I cambiamenti perché possano essere efficaci e possano cementare devono avvenire lentamente, supportati dal passaggio di cognizioni tanto da divenire condivisibili, tanto da riuscire ad appartenere al tessuto sociale.

Nell'ambito della struttura ospedaliera, oltre ad organizzare corsi di formazione destinati alle più svariate categorie di persone, è possibile insegnare le semplici regole dell'igiene personale e ambientale che purtroppo e per ragioni comprensibili non fanno parte delle modalità di condurre la quotidianità. Sappiamo quanto l'igiene possa agire quale potente prevenzione ad un'innumerevole serie di patologie, inoltre esalta la dignità individuale e sociale, oltre a contribuire a migliorare il rapporto con gli alimenti che pur essendo scarsi potrebbero trovare migliore modalità di distribuzione nell'arco della giornata, oltre che di combinazione per aumentare il loro gusto ed il loro potere nutrizionale.

  1. La struttura nel suo insieme rappresenta senza dubbio una enorme potenzialità quale offerta di lavoro per parecchie persone e conseguentemente famiglie . Avere la possibilità di lavorare significa potere sostenere le esigenze della famiglia, significa allontanarsi sempre più dall'accattonaggio, significa rinforzare la fiducia in sé stessi e nelle proprie potenzialità. Lavorare, produrre in prima persona, sentirsi utili per sé e per gli altri invita a costruire, a migliorare, imparare e coltivare sempre più questo desiderio; significa tranquillità, serenità e dignità; significa definirsi e distaccarsi da quel 1° mondo che detta le sue leggi al di là delle reali esigenze di chi le deve subire e per lo più ringraziare per tanta “benevolenza”. Da circa tre anni la costruzione dell'ospedale ha permesso a tantissime famiglie della collina di godere di un reddito che, seppure di modesta entità, ha procurato cibo e soprattutto senso di appartenenza e di utilità sociale ed individuale. La Congregazione delle Suore di Bene Mariya sono inflessibili a riguardo: lavorano i residenti, loro hanno bisogno di costruire il loro ospedale… i volontari sono una benedizione, ma i burundesi hanno il diritto e il dovere di vedere sorgere dalle loro mani quello che sarà il loro ospedale e per questo devono essere pagati. Le paghe sono misere se considerate secondo i nostri parametri, ma adeguate a quelle del posto, nessuno deve essere “strapagato”, sarebbe un'ingiustizia nei confronti di coloro che, meno fortunati, non hanno trovato spazio nel cantiere.
  2. La struttura ospedaliera potrebbe permettere l'insorgere di fermento economico, sociale e culturale sia al suo interno che nei suoi paraggi quale sito di partenza di stimoli ed iniziative atte a passare l'arma potente della conoscenza e della conseguente apertura all'interscambio. Quando si mette in moto una macchina così imponente e soprattutto di grande utilità sociale è inevitabile che tenda a raccogliere e a stimolare tante persone che non avendo alternative si rifugiano nei “bar” a bere birra di banane oppure nelle loro case senza o con scarse possibilità di interscambio. Si deve considerare che mancando la luce nelle case e nelle strade, le giornate sono corte e le serate inesistenti. Non esistono luoghi di ritrovo destinati ai giovani, quindi nessun diversivo, nessuno scambio, nessuno stimolo al di là di quello pur sempre educativo e costruttivo, ma monopolizzante, esclusivo e quindi non passibile di scelta (la capacità e la possibilità di scegliere rappresentano le fondamenta della civiltà evoluzionista), che è il raduno domenicale in Chiesa per la Santa Messa dove i ragazzi si incontrano per conoscersi, dove le autorità religiose passano informazioni e spesso direttive relative e rivolte alla collettività.

Per quanto riguarda il fattore economico è indubbio quanto famiglie con stipendio sicuro possano almeno tentare di concedersi qualche svago. Attorno ad una grossa struttura che abbia la possibilità di accogliere parecchie persone (pazienti, parenti, operatori sanitari, volontari…) inevitabilmente si potrebbe avviare un mercato: dove passa tanta gente si concentrano i bisogni alimentari e non… quindi altre possibilità di impiego dignitoso e redditizio per altre famiglie!

  1. Interazione culturale con e per i futuri medici e/o operatori sanitari del cosiddetto 1° mondo (così impoverito psicologicamente, così misero di relazioni vere, di ritualità consolidanti l'animo individuale e sociale). Questo punto fa parte del mio corredo di sogni/obiettivi sin da quando intrapresi gli studi di medicina, forse è il concetto che anche dopo tanti anni di professione mi anima e mi sostiene quando indosso il camice, quando mi avvicino ad un paziente e tento “se non di ottenere con certezza la sua guarigione, almeno di non arrecargli danno”. Sono sempre stata promotrice accanita della pratica nell'ambito dell'acquisizione dell'arte medica, ho sempre asserito con convinzione che il nostro mestiere lo insegnano i pazienti, le corsie di ospedale, gli infermieri, gli ausiliari, i portantini … il nostro è un mestiere di fatica fisica e mentale: continua rimessa in discussione con relativa annessa voglia di imparare anche da chi all'apparenza non sembra avere competenze. Noi abbiamo la presunzione di curare l'uomo nel suo corpo e nella sua mente e spesso dimentichiamo l'uomo….. quello della strada, con i problemi della strada portati nel letto di ospedale! Noi spesso dimentichiamo che il rivestire un ruolo di tipo dirigenziale ci esima dalla “fatica” di operare funzioni considerate alla portata dei sottoposti, crediamo che la nostra cultura scientifica entri in contrasto e/o venga disturbata dal lavare un paziente, dal togliergli una padella ed osservarne attentamente il contenuto, dall'aiutarlo a consumare i pasti … dall'ascoltare i suoi racconti che sembrano lontani dallo sterile elenco dei sintomi e quindi rappresentare una “perdita di tempo” … per un medico il tempo da trascorrere con il paziente e/o con i suoi parenti-amici non è mai sufficiente … Non si può fare diagnosi ed instaurare una terapia il più vicino possibile a quella adeguata “guardando l'orologio”! L'Africa con la sua ricchezza umana e con la sua povertà tecnologica, con i suoi bisogni primari evidenti e palpabili può rappresentare la scuola per tanti futuri medici: impareranno a fare la medicina con il poco o il tanto che hanno a disposizione, impareranno che cosa significa interagire dalla base e per la base, impareranno che con l'arroganza e la boria che le Università pretendono ed impongono non si cura la gente … impareranno che la più grande dote per un medico è l'umiltà.
  2. Preparazione dei medici alla medicina tropicale, in particolare alla parassitologia indispensabile a tutt'oggi visto il flusso delle immigrazioni verso il nord del mondo. Immigrazioni che in questa sede non posso esimermi dal dichiarare quali fonti di ricchezza sociale ed economica se solo chi sta al potere riuscisse a valutarle proiettandosi nel secolo passato e spingendosi con il pensiero verso il prossimo futuro planetario. Ogni movimento di massa, da che mondo è mondo, ha cambiato il mondo stesso, ha creato stimoli, ha accresciuto la cultura di ogni società accogliente, come si diceva un tempo … illuminata! Purtroppo ciò che vedo ora come ora, almeno nel mio paese, è chiusura, paura, ignoranza … nessuna lungimiranza, solamente una oscura visuale arrotolata su quelli che paiono essere gli interessi in corso di un popolo come quello a cui io stessa appartengo che da sempre ha vantato ed espresso la curiosità, l'intelligenza e la capacità di accogliere, curiosare, imparare per migliorare le già notevoli capacità creative ed intellettive che gli sono sempre state proprie e (azzardiamoci ad essere un po' presuntuosi) anche un pochettino invidiate.
  3. Scambio interattivo sociale quale strumento per tentare di superare quei pregiudizi così pregnanti e pericolosi che hanno inondato il Pianeta: la conoscenza è “quella magia” che fa superare ogni paura e conseguentemente ogni preconcetto. Il mondo sta fortunatamente correndo verso l'interculturalità e credo che occorra trovare al più presto gli strumenti atti ad affrontare questa imminente evenienza a carattere prettamente evolutivo. La riapertura del nord del pianeta a quegli aspetti del sociale che si sono persi nella ragnatela della tecnologia, ma che anche se non lo vogliamo, sono indispensabili alla stessa sopravvivenza dell'uomo potrebbe agire da potente antidoto alla solitudine che crea aggressività e paura allontanando sempre più gli individui gli uni dagli altri e disturbando quei sonni “dorati” che l'industria del consumismo tenta di addolcire con pillole e comodi materassi … ma sempre con quel “pisello principesco” (ricordate la fiaba “La principessa sul pisello”?) posizionato in maniera tale da impedire il ristoro che il sonno fisiologico dovrebbe fornire ad ogni mente e ad ogni cuore.
  4. Utilizzo della struttura di Mivo per completare il trattamento rieducativo psicologico destinato ai disturbi di relazione che la nostra piccola associazione affronta sul territorio nazionale. Il programma tende, oltre al trattamento della patologia psico-fisica presentata, utilizzando un approccio medico multidisciplinare, a riavvicinare i pazienti ai bisogni primari, a riempire quel vuoto psichico che spesso sottende l'espressione sintomatologia. Va da sé comprendere come l'inserimento di questa tipologia di pazienti in un contesto sociale dove il bisogno è solamente di tipo primario, dove la relazione, la ritualità sono le fondamenta e dove l'inserimento ed il senso di appartenenza la fanno da padrone, altro non possa che completare un ciclo terapeutico atto a reinserire in maniera sana e robusta quei soggetti affetti da vuoto psichico, solitudine abbandonica, depressione conseguente al vissuto di inutilità ed impotenza dinanzi alla costante competizione compulsiva, tanto da utilizzare inconsciamente sintomi autodistruttivi.

In questa mia prima esperienza ho potuto constatare su basi reali in quale maniera i nostro pazienti troverebbero lo spazio per rendersi utili, per percepire la loro vitalità, per comprendere il loro valore relativo ed assoluto, come l'affettività sopita potrebbe riprendere vigore al punto da divenire cosciente ed espressa con conseguente rinforzo a lungo termine. Il ritorno in Italia presuppongo possa essere carico di esperienza di vita e la lettura della stessa quotidianità potrebbe essere interpretata in maniera più sintonica ad una buona qualità di vita.

 

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