America Latina_presentazione
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BOLOGNA: DI LUTTO VESTONO GLI EROI proiezione e dibattito promosso da:
Redazione Nuestra America, Arcoiris Tv Bologna-NADiRinforma, Assoc. Baobab, VAG61,
Assoc. Politica e Classe, Assoc. Nuova Colombia
Bologna, 6 novembre '09 - Centro interculturale Zonarelli

Di lutto vestono gli eroi
Il I° Marzo 2008 l'esercito colombiano bombarda l'accampamento diplomatico del comandante delle Farc-EP Raùl Reyes, situato nella regione di Sucumbios in Ecuador, con l'intento di far fallire l'intercambio Umanitario dei prigionieri di guerra e la liberazione della franco-colombiana Ingrid Betancourt.
Il leader insorgente viene assassinato insieme a 15 guerriglieri ed a 4 studenti messicani che si trovavano lì per realizzare studi accademici.
Questo video smaschera tutte le menzognere dichiarazioni fatte dal governo colombiano sull'operativo criminale organizzato in piena violazione del Diritto Internazionale e violando la sovranità dello Stato.
Proposto da Arcoiris Bologna
visita il sito: www.nuovacolombia.net

“Di lutto vestono gli eroi”
- dibattito –
proiezione Bologna
BOLOGNA 6 novembre '09 - Centro interculturale Zonarelli – proiezione e dibattito del documentario “Di lutto vestono gli eroi” promosso da:
Redazione Nuestra America, Arcoiris Tv Bologna-NADiRinforma, Assoc. Baobab, VAG61, Assoc. Politica e Classe, Assoc. Nuova Colombia
lunedì 19 maggio 2008
Bush all'assalto dell'America Latina
con la complicità del presidente colombiano Uribe.
Tutto comincia con una operazione illegittima dell’esercito colombiano in pieno territorio dell’Ecuador. Il 1 marzo di quest’anno, coadiuvati dalla Cia, che fornisce attraverso i rilievi satellitari il luogo preciso dove colpire, i soldati di Uribe, a bordo di elicotteri da combattimento, bombardano dall’alto prima e scendono a terra per finire i sopravvissuti poi, un accampamento di poche unità delle Farc, al cui comando si trova Raul Reyes, il “ministro degli Esteri” della guerriglia colombiana guidata da Manuel Marulanda, alias “Tiro fijo”. Ventiquattro i morti, colti nel sonno e tre le persone sopravvissute al blitz: una donna messicana e due colombiane, oggi accolte dal Nicaragua di Daniel Ortega che le ha concesso asilo politico. Lo scopo del blitz era quello di uccidere il capo dei negoziatori delle Farc e quanti più suoi compagni, ma l’obiettivo principale che si voleva raggiungere era di tipo strategico e si basava su tre direttrici contemporanee:
mettere in grave difficoltà le Farc ed i suoi rapporti internazionali attraverso l’eliminazione di Raul Reyes;
fermare in questo modo i negoziati con il Venezuela e soprattutto con la Francia per la liberazione di Ingrid Betancourt;
intimidire l’Ecuador di Rafael Correa e lo stesso Venezuela insinuando una capacità militare di Bogotà che ignora confini e diritto pur di colpire i suoi nemici.
Ma quanto successo il 1 marzo è stato soprattutto l’inizio di un’altra storia, dai tratti ridicoli ma assolutamente pericolosi; una storia che ha in Hugo Chavez il protagonista - suo malgrado – dell’ennesima operazione sporca contro l’America latina ordita a Washington. Sì, alla Casa Bianca è questo l’ordine del giorno: costruire il nuovo diavolo contro cui lanciare la nuova crociata e adoperare ogni mezzo propagandistico per preparare il terreno ad una nuova avventura spionistico-militare, nel tentativo abbastanza scoperto di creare un nuovo caso Noriega.
La storia, come tutte le storie, ha un inizio. Questa racconta del sequestro del pc portatile di Raul Reyes, dal quale, come fosse il gonnellino di Eta Beta, esce di tutto. L’hard disk e le penne usb del dirigente guerrigliero sembrano diventate la lampada di Aladino: vi si trova di tutto, soprattutto ciò di cui Bogotà e Washington hanno bisogno. E dai con le “rivelazioni straordinarie” sui presunti contatti tra Reyes e l’impero del male, fatto di traffico di armi, di droga, denaro, contatti politici e, dulcis in fundo, le “prove schiaccianti” del ruolo di Chavez. Il Presidente venezuelano, in un crescendo rossiniano di balle a mezzo stampa, viene definito prima un finanziatore delle Farc, quindi un sostenitore, da ultimo complice.
E siccome le “scottanti rivelazioni” dei servizi d’intelligence colombiani hanno la credibilità al di sotto del minimo e, allo stesso tempo, quelle della Cia risulterebbero credibili come quelle sull’Iraq e sul Niger, allora si cambia cavallo, nella speranza di provare una corsa che risulti meno truccata. Si mette in campo l’Interpol, quindi, per indicare in Chavez il sostenitore principale della guerriglia colombiana. Ronald Noble, segretario generale dell’Interpol, sostiene che dopo due mesi di “accurate indagini” sui 16.000 documenti contenuti nell’hard disk di tre computer e nelle due penne Usb, oltre che nell’accampamento (che più che un accampamento guerrigliero parrebbe essere stato una biblioteca) emergerebbero le prove del coinvolgimento del Venezuela nel sostegno alle Farc. Ci sarebbe da sottolineare che la guerriglia colombiana esiste da molto tempo prima del governo bolivariano e che, semmai, è il governo colombiano ad essere politicamente, economicamente e militarmente, in mano agli Stati Uniti, ma questo tanto, chi lo dice?
Quello che importa a Washington, in questo momento, è che la macchina propagandistica sia messa in moto definitivamente. A detta dell’Interpol vi sarebbero tracce di riunioni tra membri del governo di Caracas - significativamente il ministro dell’Interno Ramon Rodriguez Cachin e il capo dell’intelligence Hugo Carvajal - e comandanti delle Farc, con oggetto prestito di denaro e addestramento militare che i guerriglieri colombiani avrebbero chiesto al Venezuela. Noble avrebbe escluso che il governo colombiano - dal quale l’Interpol ha ricevuto dopo diverso tempo la documentazione cui si fa riferimento - possa averla manomessa. E se ne è sicuro lui…
Insomma il gioco mediatico e propagandistico statunitense è iniziato. Il tentativo di Washington è dimostrare che Chavez è il finanziatore e addestratore della guerriglia colombiana, dopo aver detto nei mesi scorsi che non collabora alla lotta alla droga e che è il protagonista del nuovo “asse del male” per i suoi rapporti con l’Iran. Sono le stesse accuse che negli anni ’80 Reagan imputava ai sandinisti verso la guerriglia salvadoregna, proprio quelle con le quali la Casa Bianca giustificò l’aggressione terroristica delle bande contras alla giovane rivoluzione nicaraguese. La storia sembra quindi, 25 anni dopo, ripetersi con tutto il suo carico di bugie destinate a giustificare un’aggressione che appare ormai un elemento fisso dell’agenda statunitense in America Latina.
Da Caracas la reazione è arrivata prontamente. Chavez ha definito Noble un “ignobile” che ha condotto una inchiesta che, in realtà “è una pagliacciata”. “Ci imputa - ha detto il presidente venezuelano - una trama degna di James Bond, mentre applaude gli assassini del governo colombiano”. Colombia che, ha aggiunto Chavez, fin quando sarà governata da Uribe rischia di trasformarsi in una bomba a tempo per la stabilità della regione”.
Difficile dargli torto, giacché Uribe si sta giocando la faccia davanti al mondo intero, decidendo che, una volta di più, è solo Washington che può sostenerlo “senza se e senza ma”. E’ infatti la Colombia che mantiene aperto un conflitto interno dalle proporzioni enormi, minaccia il Venezuela con manovre continue alle sue frontiere, invade militarmente il territorio ecuadoregno e si trova ai ferri corti con il Nicaragua, per una disputa ingiustificata su un braccio di mare nei Carabi che Bogotà rivendica - contro ogni logica - come sue acque territoriali. Un contenzioso che ha più volte posto il terreno del confronto militare con Managua per via del sequestro di pescherecci nicaraguensi. Managua, attraverso il suo Presidente Daniel Ortega ed il suo ministro degli Esteri Samuel Santos, ha già avvertito decisamente che non tollererà ulteriori provocazioni e, pur essendo ormai avviato il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, non ha escluso interventi di forza a difesa dei suoi pescatori.
Agli occhi di Uribe, il futuro della Colombia nel continente latinoamericano, appare ormai decisamente tracciato sul solco di un ruolo per Bogotà simile a quello che Israele sostiene in Medio Oriente. La nuova America Latina vede nel Nicaragua, in Cuba, nella Bolivia, nel Venezuela, nell’Ecuador, nell’Argentina, nel Brasile, nell’Uruguay e nel Paraguay, e in misura diversa nel Cile e a Panama, la nuova stagione democratica del continente. Una stagione che vede isolata la Colombia e che preoccupa gli Stati Uniti, che hanno perso ogni traccia del “Washington consensus” degli anni ’80 e ’90. Ed è per questo che Uribe, su ordine degli Stati Uniti, si attiva in favore della destabilizzazione del continente, con l’obiettivo palese di mettere in crisi gli assetti politici della regione, trascinandola in una escalation di tensioni che, ove producessero uno sviluppo di tipo militare, metterebbero in difficoltà la nuova sinistra latinoamericana e giustificherebbe un ruolo interventista di Washington. Magari a sostegno della sua alleata Colombia…
Fonte - Fabrizio Casari di Altre notizie. Le foto sono nell'ordine di G.W. Bush, Uribe e Chavez.
31/07 - SE LA COLOMBIA AGGREDISCE L'ECUADOR,
LA RISPOSTA SARA' MILITARE!
Il presidente Rafael Correa ha avvertito che, qualora la Colombia aggredisse nuovamente il territorio ecuatoriano come avvenuto il 1 marzo 2008, risponderà
militarmente. "Se la Colombia ci aggredisce di nuovo, la risposta sarà militare", ha affermato Correa, aggiungendo: "Non permetterò un oltraggio al nostro territorio come quello del 1 marzo 2008 ad Angostura", riferendosi al bombardamento sull´area ecuatoriana di frontiera dove le FARC avevano installato un accampamento diplomatico temporaneo, ed alla successiva incursione nel paese delle truppe colombiane penetrate per sterminare i feriti e sequestrare il cadavere del comandante Reyes. A causa di questa gravissima violazione della sovranità territoriale il 3 marzo successivo Quito interruppe le relazioni diplomatiche con Bogotá, situazione che si mantiene tuttora.
Correa ha affermato di non vedere un'altra via rispetto ad un eventuale attacco della Colombia, dato che non sarebbe piú sufficiente ricorrere ai meccanismi diplomatici e all'Organizzazione degli Stati Americani (OEA): "La Colombia è stata condannata totalmente, ma va avanti con il medesimo atteggiamento".
Il presidente ha segnalato che il governo colombiano avrebbe dovuto informare l'Ecuador della presenza dell'accampamento delle FARC ad Angostura, cosa che non è stata fatta; inoltre, il giorno dopo i fatti, il presidente Uribe aveva dichiarato che l'ingresso delle truppe colombiane nel paese vicino era avvenuto in seguito ad un inseguimento (cosa che potrebbe giustificare, a livello di diritto internazionale, questa incursione militare), nascondendo al suo omologo ecuatoriano la vera dinamica dei fatti, un massacro a freddo in cui hanno perso la vita, oltre ai guerriglieri fariani, anche un cittadino ecuatoriano e 4 studenti messicani in visita all'accampamento per ragioni accademiche e di studio.
Per Correa, la possibilità che l'ex ministro della Difesa Santos si candidi alla presidenza della Colombia rappresenta un motivo di ulteriore instabilità nella regione, soprattutto "se continua con la sua prepotenza, arroganza, le sue offese all'Ecuador, al Governo ed al popolo ecuatoriano".
Il presidente dell'Ecuador ha inoltre ricordato la vicinanza fra il popolo ecuatoriano e quello colombiano, e le migliaia di rifugiati colombiani nel suo paese.
La Colombia sta diventando l'Israele del Latinoamerica, testa di ponte degli interessi nordamericani nella regione (di cui é cane da guardia), e nella sua lotta contro il "terrorismo" continua a violare palesemente le norme del diritto internazionale. Ma i suoi vicini non sopportano più l'arroganza dei Santos, degli Uribe e della cricca di narcopolitici che guidano il paese, e avvertono che non tollereranno più questo atteggiamento. I tempi sono cambiati, l'integrazione bolivariana avanza, e i fantocci degli Stati Uniti e delle oligarchie sono sempre più isolati.
sabato 1 marzo 2008
Il cadavere di Raúl Reyes
Da El Tiempo .
Ucciso Raul Reyes
Secondo il ministro della Difesa Juan Manuel Santos, le forze armate colombiane avrebbero ucciso il portavoce internazionale delle FARC.
Il corpo sarebbe stato recuperato dai militari.
Se la notizia fosse confermata, sarebbe un enorme successo per il governo Uribe, al quale é sempre mancata la "prova provata" dei tanto vantati successi militari della" seguridad democrática ".
El Tiempo dedica 11 paragrafi alla notizia (fresca) e 7 alla reazione del presidente (ma non della Repubblica, bensí della Societá degli Agricoltori Colombiani - l'importante non era la fonte ma il messaggio: "é l'inizio della fine delle FARC").

intervista a Gianni Tognoni
Qual'è il grado di democraticità del governo colombiano?
Qual'è, al di là delle dichiarazioni governative rilasciate ad uso e consumo dei mass-media, la reale situazione dei diritti umani, economici, politici, sociali e civili nella Colombia di oggi?
Quali prospettive per la soluzione del conflitto sociale ed armato che vive il paese andino-amazzonico?
A questa ed altre domande risponde Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli in una intervista realizzata dall'Associazione nazionale Nuova Colombia alla fine di giugno 2009.
Visita il sito: www.nuovacolombia.net

Intervista all'Europarlamentare Giusto Catania
NADiRinforma promuove l'intervista all'Europarlamentare Giusto Catania effettuata dall'Associazione Nazionale Nuova Colombia: violazione dei Diritti Umani, paramilitarismo, terrorismo di Stato, narcotraffico, diplomazia paramilitare e rapporti con l'Unione Europea sono i temi trattati. Il Deputato Catania è uno dei firmatari del documento di condanna alla repressione da parte di esercito e polizia dei movimenti popolari in Colombia, in virtù dell'evidente violazione dei diritti umani da parte del regime di Álvaro Uribe Vélez,
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