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NOI DICIAMO NO AL RAZZISMO |
Anche a Padova entra in azione la preside-spia
di Ugo Dinello
La circolare doveva essere letta in classe e così è stato. In ogni classe quinta dell'istituto professionale Leonardo da Vinci, non appena è arrivata portata dai bidelli, la circolare del preside è stata annunciata dai professori agli studenti. Citando, nome e cognome, "quegli studenti", quelli con il nome straniero. Quelli che secondo la preside Anna Bottaro dovevano "entro 24 ore dalla presente" presentare in segreteria l'originale o la copia autenticata del permesso di soggiorno che ne attesti la regolarità. Qualche prof è rimasto a bocca aperta, qualche studente - in mezzo ai frizzi e ai lazzi dell'ultimo anno delle superiori - ha detto agli "extracom" di non presentare proprio un bel niente, che era "roba illegale come una canna".
Quando i rappresentanti dei Cobas si sono precipitati in presidenza chiedendo alla prof Bottaro, una signora dalla appariscente chioma rossa, se si rendeva conto che si trattava di una circolare che violava in maniera pesante la privacy dei ragazzi, che non era prevista da alcuna circolare ministeriale, che rovinava tutti gli sforzi d'integrazione e che oltretutto era una discriminazione di stampo razzista, lei ha allargato le braccia. Dietro il suo perfetto maquillage basato sul rossetto rosso fuoco, ha spiegato che i permessi avrebbero potuto essere richiesti dalla commissione esaminatrice.
In realtà si tratta di un'iniziativa autonoma della preside del professionale ''Da Vinci'', Anna Bottaro - ha spiegato l'ufficio scolastico regionale - mai richiesta dagli uffici scolastici. Anzi. "non esiste alcuna circolare che preveda una richiesta del genere".
Così, mentre gli 8 studenti extracomunitari che si preparano a sostenere l'esame si sono precipitati a casa alla ricerca del permesso, i loro compagni e i loro prof hanno partecipato oggi a una manifestazione indetta da Cobas e "Razzismo Stop".
"Un trattamento assurdo riservato a una delle componenti più fragili della formazione - hanno spiegato i Cobas - Ci vuole un impegno raddoppiato per coloro che si sono visti bollare pubblicamente come "irregolari" davanti ai loro compagni".
"Senza contare - spiega la portavoce dei Cobas padovani - che in subordine al fatto che tale richiesta non è prevista (ancora) da alcuna circolare e neppure dal testo del pacchetto Sicurezza, subordinare la presentazione della carta d'accesso a un pubblico servizio qual'è l'istruzione significa violare i diritti fondamentali. Così facendo ai minori extracomunitari verrà negata l'iscrizione alla scuola dell'obbligo e il conseguente diritto all'istruzione. La discriminazione s'imparerà a scuola".
Ma forse questo era meglio non dirlo. In una regione dove il ministro Zaia ha scritto una lettera alla giunta regionale in cui, in un dialetto abbastanza incomprensibile e sgrammaticato, chiedeva che si tenessero lezioni di scuola anche in dialetto veneto, qualcuno potrebbe avere un'idea per il prossimo anno scolastico.
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